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Sberna: “Meno aborti e più adozioni bambini, ecco mia proposta”

Sberna: “Meno aborti e più adozioni bambini, ecco mia proposta”

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Obbligo per i consultori di informare su vie alternative a Ivg e maggiore accesso all’adozione

Una via alternativa all’interruzione di gravidanza che sia informazione d’obbligo nei consultori; ampliare il raggio delle possibili adozioni e semplificarne l’iter; accoglienza alla vita. Sono questi i cardini della proposta di legge (n. 4215) che i deputati di Democrazia Solidale Gian Luigi Gigli e Mario Sberna hanno depositato nei giorni scorsi. Sul piatto una questione suscettibile di accesa discussione in Parlamento. La motivazione dei proponenti è chiara: “far nascere bambini”. Se la pdl – si legge nel testo – mira alla prevenzione dell’aborto e a una sorta di conciliazione tra “l’elevato numero di concepiti ‘indesiderati’ e il desiderio reale di coppie disponibili all’adozione”, è perché a monte è stata valutata la crisi dei tempi correnti in fatto di nascite, un Paese che ha sempre meno figli.

La legge introdurrebbe, spiega Sberna all’Adnkronos, “novità importanti” in merito ad aborto e adozioni. “Innanzitutto, l’obbligo da parte dei consultori di informare la donna in stato di gravidanza che esistono misure alternative all’Ivg. Una cosa non di poco conto”, sottolinea il parlamentare bresciano, convinto che “in questi centri, piuttosto che informare le donne su scelte diverse, si spiani la strada per realizzare il più in fretta possibile il progetto di fine vita”.

Una proposta maturata anche dall’esperienza personale di Sberna, già padre adottivo e impegnato come volontario (insieme alla moglie) in un Centro di aiuto alla Vita che sostiene le donne alle prese con una gravidanza difficile o indesiderata. “Un conto dire a se stessa ‘ho soppresso una vita’, un conto dire ‘ho donato una vita’”, è il parere del deputato Des-Cd che spiega che nella scrittura del progetto “l’aspetto psicologico è stato tenuto in forte considerazione e c’è un’attenzione nei confronti della donna che non vi è mai stata”. Sberna ritiene, inoltre, che questa legge porterebbe ad “una più ampia possibilità di accesso all’adozione”.

Partendo dal presupposto che “il concepito è un essere umano, non un grumo di cellule”, una efficace azione di prevenzione all’aborto aiuterebbe tante “a riflettere sulla scelta di interrompere la gravidanza, anche in relazione al fatto che vi sono persone in attesa di un bimbo da adottare. Che desiderano essere madri ma non ne hanno avuta la possibilità. Quindi piuttosto che pensare ad abortire, chi aspetta un bimbo potrebbe considerare lo stato di adottabilità del nascituro”.

La legge, inoltre, semplificherebbe il processo di adozione. “Chi partorisce ha una settimana di tempo per revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità. Dal momento che acconsente, l’iter adottivo – all’esito delle verifiche – è molto veloce”, spiega Sberna.

La proposta di legge ‘Disposizioni in materia di adozione del concepito’ sarà presentata alla stampa mercoledì prossimo alla Camera. “Chiederemo l’incardinazione rapida in Commissione Affari sociali di Montecitorio dove in questi giorni si sta discutendo la legge sull’eutanasia. Insomma, sarà una controproposta alla soppressione della vita”, conclude Sberna.

Nel testo, si legge, che i capisaldi della proposta sono tre. La donna, in alternativa all’Ivg per le ipotesi previste dalla legge 194 del 1978 può ottenere lo stato di adottabilità del concepito, che è disposto, con rito abbreviato, con decreto del tribunale per i minorenni prima della nascita del concepito; la donna, fino al momento della nascita e nei sette giorni successivi, può sempre e liberamente revocare il proprio consenso allo stato di adottabilità del concepito; il tribunale per i minorenni, entro sette giorni, dalla nascita del concepito dichiarato adottabile, sceglie la coppia tra un apposito elenco di coppie la cui residenza è posta a una distanza non inferiore a 500 chilometri dal luogo di nascita del concepito e dispone l’affidamento preadottivo, ai fini della successiva adozione. La scelta del tribunale per i minorenni preclude ogni possibile forma di ‘commercio’ tra la madre naturale e la coppia.

Da sottolineare – si legge ancora – che le misure proposte non costituiscono forme di riduzione della possibilità di accedere alla disposizione della legge 194 ma rappresentano esclusivamente forme alternative all’Ivg liberamente utilizzabili dalla donna.

Inoltre, le misure non comportano aumenti di spesa, non essendo prevista l’istituzione di nuovi organismi ma una semplice rimodulazione delle funzioni delle strutture socio-sanitarie già esistenti e degli uffici giudiziari competenti. L’aumento di spesa legato all’assistenza ospedaliera per il parto è, poi, compensato dal risparmio legato alla corrispondente diminuzione di accesso alle strutture sanitarie per l’intervento abortivo.

Fonte: adnkronos.com