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Revisione ISEE – Intervento On. Gian Luigi Gigli

Revisione ISEE – Intervento On. Gian Luigi Gigli

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Vi presentiamo il resoconto della dichiarazione di voto in merito alle mozioni concernenti iniziative in relazione alla revisione del sistema di calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE).

RESOCONTO STENOGRAFICO DELL’ASSEMBLEA SEDUTA N. 599 DI GIOVEDÌ 31 MARZO 2016

Mozioni Di Vita ed altri n. 1-01196, Nicchi ed altri n. 1-01197, Sandra Savino ed altri n. 1-01198, Binetti ed altri n. 1-01199, Rizzetto ed altri n. 1-01200, Baldassarre ed altri n. 1-01201, Rondini ed altri n. 1-01202, Palese ed altri n. 1-01203 e Di Salvo, Monchiero ed altri n. 1-01204 concernenti iniziative in relazione alla revisione del sistema di calcolo dell’Indicatore della situazione economica equivalente (ISEE)

Grazie, Presidente. Oggi, stiamo affrontando un tema che ha un enorme impatto sociale, un’enorme rilevanza sociale, perché è uno strumento importante che si vorrebbe disegnato a tutela dei più deboli e che dovrebbe, in qualche modo, costituire un pochino l’architrave di tutto il welfare e di un welfare basato proprio sulla famiglia, come centro delle politiche di welfare, al punto tale che questo strumento è utilizzato anche come base per alcune operazioni fondamentali che riguardano appunto la famiglia. Basti pensare alle pensioni di reversibilità, piuttosto che all’assegnazione, anche, di provvedimenti in caso di separazione dei coniugi. Il meccanismo dell’ISEE è stato, in anni recenti, opportunamente rivisitato per limitare le truffe che si erano evidentemente palesate ed evitare, quindi, che potessero essere dati, anche per questa via, ulteriori benefici a categorie che non ne avevano diritto, privando di risorse anche il welfare per categorie che, invece, avrebbero dovuto giovarsene. Sono stati, quindi, introdotti dei fattori correttivi che condividiamo, anche se, anche lì, sarebbero magari necessarie delle franchigie, basti pensare appunto all’ingresso nel calcolo dell’ISEE di tutto il patrimonio mobiliare ed immobiliare, non tenendo conto del bene primario, magari, della casa, soprattutto, e delle dimensioni di questa, in particolari condizioni di famiglie numerose. Tuttavia, è stato un intervento che giudichiamo nel complesso positivo, ma che ha mostrato fin dall’inizio delle storture. È dall’inizio di questa legislatura – e il sottosegretario era presente con me all’epoca, ambedue membri della Commissione affari sociali – che andiamo ripetendo che il meccanismo dell’ISEE così rivisto presentava alcune evidenti iniquità che andavano urgentemente corrette. Di fronte a questi rilievi abbiamo trovato, tuttavia, sempre una chiusura tetragona, proprio. Ricordo, in particolare, l’ha già fatto l’onorevole Rizzetto, la chiusura dell’allora Viceministro Guerra che sosteneva come il nuovo meccanismo non andasse in alcun modo toccato prima che fossero passati alcuni anni dalla sua applicazione, nonostante, lo ripeto, alcune di queste storture fossero evidenti. Alla fine siamo arrivati al dunque che, non necessariamente la più evidente, ma certamente una delle storture più grosse di questo nuovo sistema è stata doverosamente, secondo me, censurata dal Consiglio di Stato. Su ricorso delle famiglie dei disabili la giustizia amministrativa, fino appunto al livello superiore del Consiglio di Stato, ha riconosciuto una cosa che è apparentemente lapalissiana, cioè che non è possibile assimilare al reddito quello che è un intervento che la società fa per cercare di rimettere almeno un poco in una condizione di uguaglianza una persona svantaggiata, come può essere appunto una persona fortemente disabile che gode dell’indennità di accompagnamento. Ma ce ne sono delle altre di storture da correggere che riguardano il capitolo, in generale, delle pensioni di invalidità, che riguardano le borse di studio, come è stato detto, ma io voglio fare altri due esempi, il primo riguarda gli assegni familiari, assegni familiari che, anche essi, non dovrebbero entrare nel calcolo dell’ISEE, perché anch’essi non entrano, di per sé, a far parte del reddito, non entrano, per esempio, nel 730 per la dichiarazione dei redditi. Qui, però, oltre all’assurdo, appunto, che vengono invece a essere calcolati, per stabilire appunto l’ISEE, si assiste a un’ulteriore distorsione che, prima o poi, io inviterei il Governo a correggere, non fosse altro che per non farsi beccare, di nuovo, in una situazione, addirittura, stavolta, di incostituzionalità. Cioè noi abbiamo una situazione per la quale gli assegni non entrano nel calcolo dell’ISEE se il dipendente è un dipendente pubblico; se il dipendente, invece, è un dipendente privato, venendo poi forniti dall’INPS, vengono ad essere calcolati per quanto riguarda appunto l’ISEE.

Allora, qui si pone un problema di discriminazione tra cittadini che, magari, appunto, a parità di reddito e di benefici, sono soggetti a due sistemi diversi ed evidentemente discriminanti. Questa è un’altra cosa che assolutamente è da correggere prima che qualcuno arrivi a bacchettare di nuovo l’Esecutivo. La seconda constatazione nota che vorrei fare riguarda il modo in cui viene calcolato il peso dei figli a carico che evidentemente è sfavorevole all’assunzione di responsabilità ai fini della natalità. Faccio un solo esempio, anche qui: in Francia il terzo figlio, nel sistema simile all’ISEE, viene calcolato con un indice pari a uno, cioè come un costo totale; se non vado errato, nel nostro sistema viene calcolato con un indice fissato in 0.35. Ora stiamo da tempo sostenendo, anche qui, che le scale di equivalenza vanno profondamente riviste e anche su questo c’è stata una sordità totale. In pratica, cosa accade ? Che anche attraverso lo strumento dell’ISEE si continua a perpetuare e rafforzare la penalizzazione delle famiglie con figli, andando contro la stessa Costituzione che, invece, nell’articolo 31, appunto, suggerisce al nostro sistema di adottare il favor familiae, cioè un atteggiamento di favore rispetto alla famiglia. Voglio citarlo questo articolo 31: «La Repubblica agevola con misure economiche e altre provvidenze la formazione della famiglia e l’adempimento dei compiti relativi, con particolare riguardo alle famiglie numerose». Ecco, di questo occorrerebbe che si tenesse conto appieno nell’ISEE, non possiamo continuare a far finta che i figli non costino, anche perché se così facciamo noi inficiamo anche il cardine della giustizia distributiva nel nostro Paese, costituito dall’articolo 53 della Costituzione secondo il quale: «Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva», ma la capacità contributiva reale, non quella attribuita, così, convenzionalmente. Ora, tutto questo diventa tanto più urgente quando, come il Governo sa, continuiamo a non vedere quella che è poi la distorsione principale che riguarda l’ISEE, cioè il fatto che a differenza di quello che accade per quanto riguarda la fiscalità generale dove, appunto, non vi è il cumulo di redditi, ma ognuno dei coniugi produce reddito e viene tassato in base al suo reddito, nel calcolo dell’ISEE si attua il cumulo dei redditi, appunto, della famiglia e questo sta portando – il Governo pure questo dovrebbe saperlo – al proliferare di separazioni di fatto, separazioni di comodo, diciamo, che vengono a realizzarsi spacchettando, per così dire, la famiglia, per poter accedere ad alcuni servizi e ad alcuni benefici. In buona sostanza, e mi avvio a concludere, noi chiediamo al Governo di cogliere questa occasione – a cui, lo ripeto, doverosamente e per fortuna il Consiglio di Stato ha forzato l’Esecutivo – per una revisione profonda del meccanismo, una revisione che tenga conto di alcuni almeno dei rilievi che ho cercato di proporre e, soprattutto, della correzione nel senso di una adeguata considerazione di quello che è il reale carico per quanto riguarda le famiglie, in particolare per quelle con figli e, in particolare, per quelle numerose. Quindi, noi voteremo a favore delle mozioni accolte, certamente, ma non vorremmo che queste mozioni restassero carta straccia, voteremo anche a favore di uno dei punti rigettati dal Governo che è quello che riguarda la mozione Rondini sull’attenzione al reddito di famiglia, proprio perché ne condividiamo appieno lo spirito.