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Quel debito dei “debiti”

Quel debito dei “debiti”

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Così come per altri ambienti di lavoro, anche il mondo della scuola viene fatto oggetto di nuove indicazioni, disposizioni e decreti, spesso con una tale frequenza da non avere il tempo di metabolizzare il passaggio dal vecchio al nuovo, sempre che di nuovo si tratti.
L’argomento del momento, quello che ha fatto saltare sul piede di guerra studenti, docenti e …albergatori, è quello della reintroduzione dei cosiddetti “esami di riparazione”. A questo proposito sono già state spese molte parole, quindi io, per prima cosa vorrei riportare le parole del Ministro Fioroni, così come si è espresso in una lettera aperta rivolta a genitori e studenti e pubblicata sul sito della PI (Pubblica Istruzione) il giorno 11 ottobre 2007:

“FACCIAMO CHIAREZZA

LE NUOVE MODALITA’ DI RECUPERO DEI DEBITI SCOLASTICI

Il 42% degli studenti viene promosso con debiti.
Solo 1 su 4 li recupera

I debiti formativi non sono uno scherzo. Individuano la presenza di gravi lacune e carenze nella preparazione in una materia. Le insufficienze non recuperate rischiano di compromettere il proseguimento dei vostri studi e la costruzione del vostro futuro. Quando la mancata preparazione precedente impedisce di capire gli argomenti nuovi che man mano si affrontano, stare a scuola diventa una perdita di tempo.

Recuperare i debiti è possibile. Basta affrontare immediatamente le difficoltà che si incontrano. Per questo il decreto ministeriale n. 80 del 3 ottobre prevede l’obbligo per le scuole di attivare fin dal primo trimestre/quadrimestre i corsi di recupero per chi ne ha bisogno e di fissare date certe per tutte le verifiche intermedie.

Gli strumenti ci sono. Abbiamo assegnato alle scuole i fondi necessari per organizzare i recuperi in modo efficace: con docenti interni, con persone esterne, e anche tramite laboratori. Le scuole e i genitori hanno la massima libertà nello stabilire le modalità di recupero: l’importante è che voi riusciate a superare le difficoltà e a dimostrare di aver colmato i debiti.

Una data certa per essere chiari. Il recupero dei debiti deve avvenire entro il 31 agosto e comunque prima dell’inizio delle lezioni dell’anno scolastico successivo, altrimenti non si viene promossi. La verifica finale verrà svolta dai docenti della classe e sarà responsabilità del Consiglio di classe formulare il giudizio definitivo sull’ammissione all’anno successivo. In questo modo tutti entreranno in classe senza debiti e saranno in condizione di svolgere regolarmente il programma del nuovo anno.”

Ho voluto riportare per esteso la posizione del ministro, perché mi sembra giusto chiarire il suo punto di vista:
• gli studenti promossi con debito sono decisamente troppi
• i debiti non vengono mai saldati, oppure vengono in qualche modo “condonati”
• la nostra scuola si va squalificando
• le scuole devono mettere in atto dei piani volti al recupero dei debiti
• il ministero stanzia dei fondi che rendono possibile finanziare tale recupero
• viene stabilito un “paletto”, il 31 agosto, una data oltre la quale non è più possibile rimandare la risoluzione del problema

Non dico che questa sia la soluzione ottimale, ma dobbiamo comunque fare i conti con il sistema scolastico che abbiamo in Italia, un sistema poco flessibile, per lo più senza materie opzionali, in cui un ragazzo sceglie un “corso” fra le mille proposte della propria zona, escludendo automaticamente gli altri. Chi ha provato a cambiare scuola o corso di studi, sa quali difficoltà si incontrano nell’affrontare le cosiddette “passerelle”, ma questo è un altro discorso. Quello che voglio dire invece, è che, nel momento in cui scegliamo un corso, le materie che lo caratterizzano rivestono automaticamente pari dignità nella formazione culturale o professionale degli studenti. Il sistema dei debiti “mai superati”, è nato dall’ipotesi che gli studenti avessero solo bisogno di più tempo per “maturare“ la loro consapevolezza scolastica ed appropriarsi delle conoscenze e competenze necessarie per raggiungere la tanto agognata “Maturità”. Nell’applicazione di questa idea invece il concetto di “tempi più lunghi per apprendere”, si è andato trasformando in una sorta di diritto all’impunità, diritto ad eliminare determinate materie o insegnamenti dal proprio “piano di studi” individuale sulla base di motivazioni che vanno dalla simpatia dell’insegnante all’orario più o meno favorevole in cui quelle materie sono insegnate. Ricordo una collega che aveva due ore di Storia dell’arte alle ultime due ore del sabato, bene, nel corso di un intero anno scolastico, non ha quasi mai visto alcuni studenti, tanto, alla fine, bastava che mettessero la firma su un paio di verifiche e, se non avevano molte altre materie insufficienti, passavano all’anno successivo anche con un tre in questa materia. Ora, se il corso è per operatori turistici, non è possibile uscire con una preparazione nulla in questa materia! Ci sono, per esempio, materie insegnate solo nel biennio e non più nel triennio, anche queste materie venivano saltate con molta tranquillità, tanto è solo dalla terza superiore che si cominciano ad accumulare i crediti, e questi particolari debiti del biennio venivano automaticamente “condonati” nel passaggio da una classe seconda ad una terza.
Personalmente, ritengo giusto pretendere dai ragazzi una maggior responsabilità di fronte agli impegni scolastici, è vero che non tutti i docenti sono preparati allo stesso modo o sanno relazionarsi in modo perfetto, ma è anche vero che non possiamo sempre edulcorare il mondo ai nostri figli cercando sempre di giustificare i loro fallimenti con cause “estranee” alla loro responsabilità personale.
Anche io da “mamma” devo mordere il freno quando vedo la cattiva qualità dell’insegnamento impartito ai miei figli, brucio nel vedere le occasioni mancate o nell’apprendere di comportamenti scorretti da parte degli insegnanti o quando devo constatare che, dall’inizio di questo anno scolastico, mio figlio in terza elementare non ha ancora un’insegnante di matematica e scienze! Sono consapevole di queste situazioni e di quanto siano purtroppo frequenti, ma pretendo sempre e comunque che i miei figli facciano la loro parte; sono convinta che proprio nel constatare come “non si fa” abbiano la possibilità di misurarsi con le difficoltà che comunque incontreranno.
Da docente devo invece talvolta constatare quanta cattiva fede ci sia da parte di taluni studenti, quanta superficialità nei confronti del lavoro di preparazione a casa e quanto poco rispetto proprio fra di loro!
Tornando al recupero dei debiti, io credo che questo possa funzionare nel momento in cui entrambe le parti si fanno carico del proprio lavoro:
• i docenti nel preparare lezioni veramente improntate a quegli obiettivi imprescindibili per ogni disciplina e che tengano nella giusta considerazione i soggetti con cui si trovano ad interagire
• gli studenti perché colgano questa occasione per migliorare sia nelle loro prestazioni scolastiche che nei propri atteggiamenti.

La grande sfida per le scuole consisterà dunque nella qualità del recupero offerto già durante l’anno scolastico, senza ridursi, possibilmente, alla fine di agosto per imparare in 10 giorni tutto quello che non si è imparato nel corso di un anno scolastico. E’ solo la qualità dell’offerta formativa di ciascuna scuola che potrà evitare che il recupero dei debiti avvenga con iniziative a carico delle famiglie, ricadendo così nel circolo vizioso di “studenti di serie A” che si possono permettere di pagare ore di “ripetizioni” e “studenti di serie B” che non hanno questa possibilità.
Nella mia scuola è già stato programmato il recupero dei debiti e si è già cominciato a svolgere corsi di recupero nel pomeriggio, nonostante questo, si deve constatare che un certo numero di studenti non si presenta a scuola, vanificando così qualsiasi intervento.

A questo proposito vorrei riportare anche le osservazioni scaturite dal Forum delle Associazioni Familiari-settore scuola che si è tenuto a Roma il 16 ottobre:
– Obbligo e debiti formativi: la commissione, pur apprezzando le intenzioni di spingere le scuole ad un recupero di qualità esprime la preoccupazione di trovarsi di fronte a provvedimenti che rincorrono più le esigenze dell’opinione pubblica che le reali necessità della scuola e delle famiglie che le affidano i propri figli. I due provvedimenti infatti appaiono in forte contraddizione: tale situazione dà l’idea della mancanza di un progetto complessivo che invece è importante tenere sempre presente. Inoltre le famiglie italiane vorrebbero essere rassicurate sulla qualità delle azioni di recupero che le scuole stanno per mettere in campo per ottemperare a quanto previsto dalla legge.-

Ciò che il personale impegnato nella scuola teme, è la modalità, per ora non ancora elaborata da parte del Ministero, che permetterà l’organizzazione del futuro anno scolastico: se la composizione delle classi sarà nota solo alla fine di agosto, data oltre la quale si saprà chi è promosso/bocciato, quando verranno nominati i docenti sulle cattedre? Il rischio è di ritrovarci, così come era consuetudine in passato, ad avere i consigli di classe al completo solo con estremo ritardo in confronto all’inizio dell’anno scolastico. Vedremo come si cercherà di far fronte a questo problema!
Sulla base della nuova normativa, le scuole devono predisporre un piano di recupero, anche pomeridiano, con frequenza obbligatoria da parte degli studenti; quelle famiglie che opteranno per altre soluzioni, dovranno firmare una dichiarazione con cui esonerano la scuola dalla preparazione dei propri figli al fine del superamento del debito formativo. I fondi stanziati, non sono poi così elevati, credo quindi che, a questo punto, la cosa migliore stia proprio nel sorvegliare e pretendere questa qualità senza la quale non progredisce ne’ lo studente, ne’ tanto meno l’istituzione Scuola.
A.M.