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Quando a dire “+ Bimbi + Futuro” è Piero Angela

Quando a dire “+ Bimbi + Futuro” è Piero Angela

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L’ultimo libro di Piero Angela e Lorenzo Pinna “Perché dobbiamo fare più figli” (Mondadori Editore, 1.a edizione maggio 2008, Euro 17,00) e le impensabili conseguenze del crollo delle nascite.

Sin dalla nascita la nostra Associazione ha posto l’attenzione sul valore dei figli, non soltanto per le motivazioni legate alla Famiglia o alla Religione, ma anche per l’importanza che essi ricoprono per la nostra società, soprattutto in prospettiva dell’inverno demografico in cui sta entrando il nostro Paese.
Fu questa la motivazione per cui, in occasione della prima assemblea nazionale di Roma, nel novembre del 2005, venne adottato il nostro motto “+ Bimbi + Futuro”, e cominciammo ad argomentare la necessità di fare figli per i risvolti demografici, sociali, economici, previdenziali e culturali che questo comporta. Diversi nostri articoli sul tema sono stati pubblicati nella apposita sezione “Demografia” del sito dell’Associazione.
Oggi, Piero Angela e Lorenzo Pinna ribadiscono nel libro l’importanza dei figli, utilizzando uno stile semplice (attraverso la forma del dialogo tra un ipotetico interlocutore che formula le domande, e gli autori che rispondono), tabelle e diagrammi intuitivi e soprattutto paragoni molto immediati, che rendono facilmente il concetto.
Ecco alcuni dei dati contenuti nel libro:
– nel 1900 le donne italiane avevano in media 4,5 figli, nel 1930 3,5, nel 1977 2, nel 2000 solo 1,26 (oggi 1,34 per effetto dei figli degli immigrati);
– oggi il rapporto tra lavoratori e pensionati è di 100 a 70, nel 2020 diventerà 100 a 100;
– in Italia la spesa sociale a favore delle famiglie è pari al 4% del PIL, contro il 9% della media europea;
– negli anni ’60 nascevano 1 milione di bambini l’anno, oggi sono la metà (500.000) e nel 2050 si prevede saranno solo 350.000;
– già dal 2012 la popolazione italiana comincerà a diminuire, malgrado i flussi migratori;
– nel 2050 gli italiani di origine saranno scesi da 56 a 45 milioni, di cui 19 milioni avranno più di 65 anni; gli immigrati saliranno da 3 a 10 milioni;
– per compensare la perdita di giovani ed il calo della popolazione, ogni anno dovremmo garantire l’ingresso di 2 milioni di immigrati.
Tanti alti interessanti dati vengono poi forniti, anche alla luce dei risvolti che questo andamento demografico avrà sulle pensioni, sulla spesa sanitaria, sull’economia, sull’evoluzione della società.
Il libro, che vuole essere una finestra sul futuro prossimo della nostra nazione, dedica le ultime sezioni a quei temi che saranno fondamentali per lo sviluppo dell’Italia dei prossimi decenni: la scuola (siamo agli ultimi posti nel mondo occidentale per l’insegnamento scientifico dei nostri figli, che è quello che in prospettiva consente i maggiori sviluppi economici e competitivi), la fuga dei cervelli (paghiamo fior di milioni ai calciatori che usano i piedi, mentre i nostri migliori cervelli vanno all’estero perché qui in Italia non si investe in ricerca), l’energia.
E’ al futuro che dobbiamo guardare, ed è quello che le nostre famiglie già fanno, se non altro perché riguarda i nostri figli.
Ma il problema, come gli autori giustamente evidenziano, è l’approccio che hanno i politici, ossia coloro che devono adottare oggi quegli interventi che avranno un impatto per i prossimi decenni. Viene così utilizzato l’esempio dell’orologio, in cui i politici hanno l’ottica dei secondi, cioè quella del breve termine; c’è poi quella dell’economia, che ha l’ottica del medio termine, ossia dei minuti. Ed infine quello del demografo, che ha l’ottica del medio termine, ossia l’ora.
Chi ha la visione dei secondi, difficilmente si preoccupa dell’ora; ma, alla fine, quello che conta è sapere “che ora è”.
Un consiglio: suggeriamo (o regaliamo) il libro ai politici che andiamo ad incontrare, chissà che non li aiuti a riflettere sull’argomento!

Alfredo Caltabiano