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Primo convegno nazionale sul diritto dei minori a essere rappresentati

Primo convegno nazionale sul diritto dei minori a essere rappresentati

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Primo convegno nazionale su “Un figlio un voto”
I Minori, cittadini  da rappresentare

Il 26 novembre scorso, si è svolto a Firenze presso il teatro Reims, il primo convegno
nazionale sul voto per i figli promosso dall’Associazione Nazionale Famiglie
Numerose dal titolo: “Un figlio un voto”. Il tema può risultare relativamente
misterioso. Spesso, di fronte alla notizia di un evento che ci appare marginale, si passa oltre; ma se capita di prestare attenzione, a volte si riesce a cogliere sul nascere il segno di cambiamenti, di inversioni di tendenza, di nuove stagioni.  Una frana è spesso annunciata dal cadere di una manciata di sassolini.

Da qualche anno in Italia e non solo, si è aperto un dibattito, o meglio è ripartita con nuovo vigore una proposta, tesa a riparare una lacuna, a rinforzare e stabilizzare un elemento di debolezza intrinseca dei nostri sistemi rappresentativi democratici; la mancanza di rappresentanza politica dei minori.

Ci sembra già di sentire l’obiezione: “Ma c’é proprio bisogno, adesso, con tutti i gravi problemi che abbiamo sul tappeto, di tirar fuori quest’aspetto di cui non si vede l’importanza?”

Eppure, già dal 2004, il Prof. Luigi Campiglio, Prorettore dell’Università Cattolica di Milano, poi le ACLI (con l’allora Presidente, oggi Senatore della Margherita Luigi Bobba), infine la nostra Associazione sono scesi in campo per promuovere la proposta. Una proposta che non è una vana utopia come si può dedurre dall’elenco degli illustri oratori convenuti al
convegno: erano presenti infatti il Prof. Francesco Mercadante, emerito di Diritto dell’Università di Roma, il Prof. Niccolò Bellanca, Economista dell’Università di Firenze, l’Assessore Regionale Toscano al welfare Gianni Salvatori, l’On Rocco Buttiglione Presidente dell’UDC e,oltre ai già Prof. Campiglio e Sen. Bobba, la Prof/ssa Giovanna Carocci Presidentessa dell’Associazione Fioretta Mazzei.

Personalità di alto livello, cattolici e non, di entrambi gli schieramenti pronti a caldeggiare una proposta del tutto concreta.

In Italia ci si sposa sempre meno, sempre più tardi e si fanno uno, massimo due figli per coppia, abbiamo il penultimo indice di natalità del mondo. Come mai? Per eccesso di individualismo e di edonismo?
Certo, ma non solo: la famiglia italiana è cambiata, è cambiata l’organizzazione della società e, in parte, in meglio. La filiazione è diventata un processo su cui si può decidere ed il concetto di paternità e maternità responsabili è ampiamente (troppo ampiamente) accettato e diffuso. I figli sono passati di moda: dall’essere un segno della benedizione di Dio sono diventati segno di arretratezza culturale. Risultato: gli Italiani stanno
scomparendo come popolo.

Nel frattempo, il positivo innalzamento dell’età media ha portato al tasso di invecchiamento più elevato del mondo e per porre rimedio al carico economico che l’aumento numero degli anziani comporta, si sono aperte le porte all’immigrazione. Ma anch’essa rischia di essere un’arma spuntata: una volta giunti nel nostro Paese, gli stranieri, aspirano agli stili di vita degli Italiani e, incontrando gli stessi problemi nel metter su famiglia e procreare,
tendono a seguirne le orme.

Il punto è evidentemente un altro. C’è bisogno di politiche mirate alla famiglia ed ai figli. C’è bisogno di riscoprire che queste “persone” sono un dono prezioso per tutta la collettività, di riconoscere che questi “cittadini italiani” hanno diritto che si tenga conto (e molto) quando si vanno e stilare i programmi sociali, quando si va a ripartire quel 50% del
PIL che viene accantonato con le tasse dalle disponibilità individuali. Loro
sono la nostra priorità, loro che sono nella fase più delicata e più bisognosa
di cure della vita. Loro che sono il nostro domani, la nostra eredità, il nostro progetto più importante, la garanzia che il nostro popolo, che tanto ha dato al mondo, continuerà a dare.

Il mondo politico non sta dando risposte incisive, usa il condizionale, si dice che si dovrebbe ma non si può, che non ci sono risorse, che si farà

Ma il problema non sono i costi, è come si spalmano le tasse e le risorse. Sembra di essere entrati in un circolo vizioso. Mentre un tempo, il corpo elettorale, formato per lo più da madri e padri di famiglia sensibili a queste problematiche si traduceva in una parlamento che ne teneva conto, adesso, l’accresciuto peso politico di anziani e scapoli, ha sposato
l’attenzione. I minori, esclusi dalla politica , ne sono fortemente penalizzati. Diceva Stuart Mill nel 1820 che i partiti tendono ad ignorare tutto ciò che possono trascurare senza danno. Un concetto confermato dall’Economist (28/10/06): “I partiti politici, essendo nel mercato dei voti, non possono essere del tutto biasimati per il fatto di porre le richieste deglianziani prima di quelle dei giovani”.

Tutta la politica, non solo quella familiare, risente di questa situazione, sembra dimenticarsi del futuro, concentrata sul medio e breve termine. Si spende tutto nell’oggi per soddisfare gli elettori di oggi e si è poco attenti a risparmiare per lasciare un paese solido: i nostri giovani più promettenti fuggono verso paesi più attenti.

La soluzione? Bisogna riconoscere una verità sotto gli occhi di tutti: i minori sono cittadini italiani e, in quanto tali, hanno diritto di contare politicamente, di essere rappresentati in parlamento.

La mancanza di maturità non deve comportarne l’esclusione.
Dobbiamo piuttosto trovare una strada per inserirli nell’agone politico. I genitori da sempre hanno il diritto-dovere di vicariare la capacità decisionale assente o incompleta dei figli, in ogni aspetto della vita sociale. Spetta a loro esercitare questo diritto. Da qui il titolo del convegno, “un figlio un voto” , un problema posto già agli albori del sistema democratico in Italia da Antonio Rosmini che nel suo progetto di costituzione assegnava ai capofamiglia tanti voti quante erano le bocche da sfamare.

Moderati dal Presidente dell’ANFN, Dr Mario Sberna e dal Coordinatore del gruppo di studio sul voto per i figli dell’ANFN, Dr Alvaro Ringressi, gli oratori hanno convenuto sulla gravità ed urgenza della situazione con una convergenza quasi totale.

“L’idea che chi non ha capacità di giudizio personale, non ha titolo alle tutele politiche, è falsa e viziata da rigurgiti di diritto signorile.” ha affermato il prof. Mercadante “ Iscritto all’anagrafe come cittadino, il minore possiede già tutto ciò che gli occorre, cioè la vita e la
condizione umana, per essere rappresentato. Il minore è dunque titolare di un
diritto di voto, rispetto a cui il limite di età va trattato con le strategie della sussidiarietà sostitutiva, regolandolo come un’inabilità di gran peso, ma temporanea. Non si è forse provveduto perché il monarca ereditario minorenne conservasse il trono, affidando la reggenza ad un alter ego, spesso la regina madre? Perché non si dovrebbe parimenti fare oggi con quel tanto di sovranità che nell’ordinamento repubblicano spetta a ciascun cittadino?”.

Di processi democratici evolutivi e progettuali ha parlato invece il Prof Bellanca che ha ricordato come tendano a estendersi a gruppi sociali che ne erano esclusi per realizzare una democrazia compiuta, e a modificarsi secondo le nuove esigenze emerse. Caratteristica dei partiti politici è avere la “vista corta”: si preoccupano poco delle questioni lontane, enfatizzando un’agenda che innalzi subito il consenso. Ciò ha ricadute negative
sul futuro dei governati. L’assenza di peso politico dei minori aggrava questa tendenza negativa danneggiando le generazioni future. Se ai minori fosse riconosciuto il diritto di voto con delega ai genitori, questa tendenza sarebbe attenuata o invertita: la lungimiranza diventerebbe una risorsa per incassare consenso.

Unica voce contraria alla modifica del sistema elettorale è stata quella dell’assessore regionale toscano al welfare Gianni Salvatori, che ha insistito sulla natura assolutamente personale del voto e sull’impossibilità per ciascuno di interpretare o rappresentare le opinioni politiche dei propri figli., riconoscendo la pochezza della politica familiare
italiana che nella regione Toscana una situazione in cui il 50% dei nuclei familiari sono ormai mono o bipersonali, percentuale destinata ad aumentare tanto che, per garantire la sostenibilità del sistema sociosanitario, si conta ormai sull’immigrazione: la regione sta approntando un piano allo scopo.

Ai dubbi dell’Assessore Salvatori ha risposto l’On. Bottiglione che ha affermato come il diritto di voto, pur essendo personale,non intende solo rappresentare idee o ideologie quanto gli interessi da difendere, che l’elettore conosce molto bene e su cui si aspetta delle precise risposte. Non si tratta di rappresentare opinioni. Si tratta invece di
difendere gli interessi ed i bisogni del minore. Se questo è l’obiettivo, chi più del padre e della madre, è miglior conoscitore di questi bisogni e miglior delegato a rappresentarli? Chi se non i genitori che già esercitano la delega decisionale nella vita di tutti i giorni?

Della povertà minorile ha trattato invece il prof. Campiglio, ricordando come la percentuale di famiglie in stato di povertà in Italia cresca in proporzione al numero dei figli.: si va dal 10,6% per le famiglie con un figlio al 26%  per quelle con tre figli. La povertà in età precoce genera guasti nella personalità, riduce la possibilità di successo scolastico, aumenta il tasso di criminalità nelle età successive: le azioni volte a incidere sulle condizioni
di vita, se svolte nei primi cinque anni di vita, riescono ad annullare o a ridurre drasticamente tali danni, mentre interventi successivi hanno percentuali di successo inferiori e a costi molto più elevati.

I tassi di povertà tra i minori in Italia, sono, secondo il prof. Campiglio, doppi rispetto a quelli della popolazione italiana in toto.
Gli effetti di un’infanzia in cui alberghi diffusamente la povertà si  ripercuotono dunque sul futuro dei singoli giovani e, per questo tramite, su quello di tutto un popolo.
L’investimento precoce sui minorenni è uno dei rari esempi economici nei quali l’equità sociale si accompagna all’efficienza economica.

Oltre le motivazioni economiche si è spinto il sen. Bobba  ricordando che il principio cardine
delle democrazie risiede nel principio costituzionale di sovranità che passa dal sovrano al popolo, compresi i minori. Tale sovranità si realizza con l’esercizio del voto con il quale determinare le  componenti del potere: se escludiamo il 20% della popolazione da questo diritto, abbiamo una democrazia incompiuta ed in fine una crisi della democrazia.

I lavori si sono conclusi con l’intervento della Prof/ssa Carocci che si è soffermata sulla mancanza totale di una politica della famiglia in Italia chiedendosi se la nostra classe politica debba comportarsi da commissione liquidatrice del nostro popolo, o se invece partendo dai gangli vitali ancora presenti e numerosi, con un’opportuna agenda politica, possa e
debba lavorare per una sua rinascita.

Come si vede se la situazione è grave ma la risposta è possibile. Dobbiamo affrontare con decisione e risolvere questo nodo; allora avremo ancora degli italiani nel mondo a dir la loro, a dare una pennellata, magari la più bella sul quadro dell’esistenza umana.

 

Alvaro Ringressi