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Pensioni reversibilità, tra tagli ed estensioni a coppie gay

Pensioni reversibilità, tra tagli ed estensioni a coppie gay

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E’ polemica in Italia sulle pensioni di reversibilità che il governo si preparerebbe a tagliare trasformando l’assegno da strumento previdenziale in assistenziale, quindi legato alla situazione economica. Per il presidente della Commissione Lavoro del Senato Sacconi è “paradossale” un restringimento dei criteri di assegnazione in base al reddito nel momento in cui il ddl Cirinnà, che oggi torna al voto di Palazzo Madama, amplia la platea dei beneficiari alle unioni omosessuali. Una “scelta schizofrenica”, secondo il portavoce del Family Day Massimo Gandolfini. “La soluzione è nelle politiche sulla natalità”, spiega Alfredo Caltabiano, esperto di fisco del Forum delle Famiglie (esperto e socio di Anfn della prima ora, ndr).

L’intervista è di Paolo Ondarza:

R. – Il problema vero è l’andamento demografico in Italia, dove non scordiamoci che nel 2014 sono nati 506.000 bambini – il numero più basso dall’unità d’Italia: mentre oggi abbiamo due lavoratori per ogni pensionato, le previsioni ci dicono che tra 15-20 anni ci sarà un lavoratore per ogni pensionato. Questo perché l’Italia non fa figli, l’Italia invecchia e la nostra politica è più attenta ai diritti individuali, che sono sacrosanti e legittimi, però non tiene conto invece del bene della società.

D. – Dunque da una parte si parla di taglio delle pensioni di reversibilità; dall’altra le stesse pensioni di reversibilità, se pensiamo al Ddl sulle unioni civili che il Senato sta votando in questi giorni, vengono estese ad altre categorie di unioni, diverse dal matrimonio tra uomo e donna. Questa non è una contraddizione, secondo voi?

R. – Certo. Tra l’altro veramente i costi di tale estensione sarebbero insostenibili in una situazione – ripeto – che oggi è grave, ma le previsioni demografiche ci dicono che diventerà sempre più grave. Perché non scordiamoci che l’albero demografico ci dice che i figli nati negli anni ’60-’70 – gli anni del baby-boom – oggi sono il grosso dei lavoratori. Tra 10-15 anni, quando queste persone andranno in pensione, il sistema previdenziale diventerà insostenibile. Questo lo andiamo denunciando da anni.

D. – E da anni chiedete politiche familiari…

R. – Assolutamente: è questa la vera priorità. Quindi tutti questi discorsi non bisogna guardarli in maniera asettica, ma bisogna collegarli ad un contesto più ampio: l’insostenibilità del sistema del welfare italiano, non solo pensionistico, ma soprattutto sanitario sarà il vero grosso problema del prossimo futuro. E non è sicuramente l’immigrazione la soluzione, intanto perché la presenza di immigrati in Italia sta diminuendo e ce lo dicono i dati dell’Istat. La risposta la possiamo ottenere solo se facciamo una seria politica sulla natalità, e quindi conseguentemente sulle famiglie, che non solo ringiovanirà la nostra popolazione, ma darà uno stimolo forte all’economia.

D. – Sta dicendo: “È una questione di lungimiranza. Saranno i figli che mettiamo al mondo oggi a pagare le pensioni di domani, del futuro”…

R. – Assolutamente. Premiamo ad esempio le madri lavoratrici che invece oggi sono costrette rinunciare alla carriera. Da un lato riconosciamo a chi ha messo al mondo dei figli dei contributi maggiori; dall’altro, favoriamo soprattutto delle politiche di conciliazione tra lavoro e famiglie, per cui anche la donna che vuole fare carriera possa fare, come in Francia, due-tre-quattro figli senza avere alcun problema.

D. – Politiche di conciliazione lavoro-famiglia vogliono dire politiche rivolte sia alla donna che all’uomo: quindi in una visione di corresponsabilità nei confronti dei figli e di pari opportunità nel mondo del lavoro…

R. – Assolutamente. Ripeto: tutto quello che riguarda le politiche di natalità è assolutamente da incoraggiare. Rimane il concetto di fondo: in questo momento il saggio indica la luna, ma le persone guardano il dito: si sta guardando il dito dei diritti individuali, che – ripeto –sono legittimi, sacrosanti, ma una delle più grosse urgenze, se non la più grossa, in Italia è quella di una politica per la famiglia e per i figli.

D. – Fu per questo che i Padri costituenti misero nero su bianco che la famiglia, fondata sul matrimonio tra uomo e donna, è alla base dello Stato: si sta riferendo a questo?

R. – Assolutamente. Ricordo che tra i Padri costituenti, che hanno sottoscritto l’articolo 29 e quindi hanno capito l’importanza della famiglia, ci sono personaggi come Togliatti, Nilde Iotti: personaggi in cui oggi molti di quelli che chiedono i diritti individuali si riconoscono. Non sono stati soltanto i democristiani a scrivere quell’articolo.

Fonte: it.radiovaticana.va