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Il medico è per la vita

Il medico è per la vita

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Fa riflettere la vicenda dell’ospedale S. Camillo di Roma per il quale è stato bandito un concorso per medici ginecologi non obiettori alla pratica dell’aborto. Il dibattito è stato acceso ed in rete si trovano manifestazioni di confronto non certo sereno e rispettoso. Da quanto abbiamo potuto osservare si è posto molto l’accento sull’aborto come diritto della donna, sulla deontologia medica e sulla necessità di garantire una prestazione prevista dalla legge 194/78. Ci permettiamo alcune considerazioni.

E’ scorretto indicare l’obiezione di coscienza come una questione che interessa solo i cattolici o i credenti: l’obiezione di coscienza è un diritto soggettivo già da tempo riconosciuto a livello giuridico da organismi laici non certo confessionali: tra i tanti pronunciamenti in proposito citiamo la sentenza della nostra Corte Costituzionale 467/1991 e la risoluzione del Parlamento europeo del 19.1.1994. Proporre il dibattito come contrapposizione tra credenti e non credenti è falso e fuorviante: l’obiezione di coscienza è un’istanza della persona in quanto tale, che rifiuta di operare al fine uccidere un suo simile. E’ una questione di etica laica. Diventa ancor più rilevante per un credente che nell’altra persona, in ogni altra, riconosce l’immagine di Dio. Seconda questione: tanti hanno reclamato il diritto della donna e l’obbligo delle strutture sanitarie; pochi hanno messo sul piatto il diritto del bambino: in una società che vuole difendere le minoranze, chi si fa portavoce dei diritti e dei desideri del bambino nel grembo di una madre? Ai suoi diritti non corrispondono altrettanti doveri per gli adulti? Anche qui, la fede, volendo la possiamo non chiamare in causa. Altro tema è il richiamo alla deontologia, ovvero alle regole che gli operatori si danno per il corretto agire professionale. Ebbene, il codice di deontologia della Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (Fnomceo) all’art. 43 prevede l’obiezione di coscienza all’aborto nei limiti dell’ordinamento. Per chi avesse ancora dubbi sulla laicità dell’obiezione di coscienza è utile richiamare il Giuramento di Ippocrate, al quale i medici si rifanno proprio sui temi di natura deontologica. L’art. 1 dello stesso Codice prevede che il medico debba prestare giuramento professionale che viene indicato come parte costitutiva del Codice stesso; questo avviene al momento dell’iscrizione all’Albo, prima che il giovane laureato medico inizi ad esercitare. Il giuramento professionale utilizzato è una versione rivista, cd. “moderna” (Fnomceo, 16.6.2014) del testo di Ippocrate, il quale, essendo vissuto tre secoli prima di Cristo … non era certo cristiano! Spiace però costatare che rispetto alla versione cd. “classica” del testo di Ippocrate, una delle modifiche apportate riguardi proprio il tema dell’aborto: la frase “a nessuna donna io darò un medicinale abortivo”, è stata eliminata e sostituita dalla seguente “non compiere mai atti finalizzati a provocare la morte”, il che non è certamente casuale. Anche se potrebbe essere a nostro parere di per sé sufficiente ad inibire qualsiasi pratica volta a sopprimere vite umane, dall’aborto all’eutanasia.

Bandire concorsi riservati a medici favorevoli all’aborto è stato ritenuto illegittimo da diversi giuristi ed in ogni caso potrebbe essere vanificato dalla dichiarazione di obiezione di coscienza del medico che, a fronte di una maturazione della propria coscienza, dovesse optare per l’obiezione in seguito all’assunzione. A meno che non si pretenda di ‘blindare cronologicamente’ la coscienza ad una data presunta! A fronte di chi sostiene che l’aborto sia un diritto va ricordato che se ci sono tanti medici obiettori è perché la loro coscienza li interpella a difendere la vita, anche al di sopra di interessi e vincoli normativi, economici, ideologici o di carriera. Il medico è per la vita.

Su questi temi la Chiesa è chiara. Partendo dal quinto comandamento delle Tavole della Legge – “Non uccidere” (Es 20, 13) -, sono moltissimi i pronunciamenti che richiedono la difesa del bambino (preferiamo questo vocabolo al posto di zigote, embrione, feto o ‘grumo di cellule’) dal momento del concepimento. Benedetto XVI ha più volte affermato la necessità della difesa della vita nascente (cfr. ad es. il messaggio per la giornata mondiale per la pace del 1.1.2013). Papa Francesco lo ha ribadito nell’Evangelii Gaudium (n. 231) e nell’Amoris Laetitia (n. 83) ove l’obiezione di coscienza è elevata ad obbligo morale per chi opera nelle strutture sanitarie.

In un momento nel quale nella vicina Francia stanno pensando di porre per legge una sorta di bavaglio a chi chiede solo di poter liberamente riflettere sui questi delicatissimi temi e in cui nel nostro Paese i sostenitori dell’eutanasia stanno un passo dietro l’altro ottenendo nei fatti quanto chiedono, interroghiamoci sul valore intangibile dell’essere umano, dal concepimento alla morte naturale.

Cinzia e G. Marco Campeotto
coord. ANFN provincia di Udine

Rivignano, 13 gennaio 2017