• it
Lombardia, una «rivoluzione» formato famiglia

Lombardia, una «rivoluzione» formato famiglia

33 views
Condividi

Una norma «rivoluzionaria, che guarda al futuro».
Così, il presidente dell’Associazione famiglie numerose , Mario Sberna, definisce la legge regionale lombarda sulla famiglia, la 23/99, la prima ad essere adottata, in Italia, da una Regione a statuto ordinario. Oltre a riconoscere la famiglia, all’articolo 1, quale «soggetto sociale politicamente rilevante», considera «il concepito componente della famiglia». «È una vera rivoluzione – sottolinea Sberna, alla testa di un ‘esercito’ di quasi 3 mila famiglie , con almeno 4 figli –. In un Paese che ha saputo legalizzare la soppressione dei suoi figli fin dal ventre materno, la Lombardia ha rimesso al centro la famiglia in ogni sua componente e lo ha fatto dichiarando il concepito un essere umano, portatore dunque di diritti e dignità. Così si protegge il futuro della nostra società».
Un secondo aspetto innovativo della legge lombarda è l’aderenza al principio di sussidiarietà, particolare ancora più importante, secondo Sberna, in un contesto istituzionale e politico «che vede da sempre la famiglia come oggetto passivo di interventi, al più assistenziali».
Invece, la Lombardia «riconosce alla famiglia la capacità e la forza di aggregarsi, di tessere reti di solidarietà e mutuo aiuto, di essere, in una parola, soggetto attivo della propria promozione». Una caratteristica evidenziata, con soddisfazione, anche da Ernesto Mainardi, presidente del Forum delle associazioni familiari di Milano e della Lombardia, fondato giusto dieci anni fa, nel 1997, e oggi presente in 9 province su 11 con un centinaio di associazioni affiliate per qualche decina di migliaia di famiglie rappresentate. «Grazie alla Consulta delle associazioni familiari, prevista dall’art. 5 della legge – spiega Mainardi – l’associazionismo familiare è cresciuto velocemente, addirittura del 50% negli ultimi anni. La Consulta, infatti, ha valutato oltre seimila progetti per un valore economico di 70 milioni di euro, privilegiando le iniziative di costruzione di reti primarie di solidarietà familiare, soprattutto per la cura di bambini, adolescenti, anziani e disabili».
In particolare, per la prima infanzia e la terza età, l’assessore regionale alla Famiglia, Giancarlo Abelli, ricorda che, «oltre ai 1000 asili nido già presenti, abbiamo realizzato altri 340 nuovi nidi famiglia e micronidi che ospitano 3500 bambini. Poi sono nati un centinaio di asili nido aziendali». Per la popolazione anziana è stato, quindi, potenziato il numero dei posti letto accreditati nelle case di riposo (Rsa – Residenza sanitarioassistenziale), che oggi sono 53.510, «un numero superiore alla somma di tutti i posti letto a livello nazionale». Infine, Abelli ricorda anche che «più di 120 mila persone, nel 2006, hanno usufruito dei voucher che consentono agli anziani di poter ricevere cure senza lasciare la propria casa e i propri affetti». In vista dei dieci anni della promulgazione, le associazioni familiari chiedono comunque che la legge 23 sia sottoposta a
una revisione, una sorta di ‘tagliando’ per mettere mano agli aspetti ancora non pienamente attuati. Tra questi, secondo il presidente del Forum, c’è un «maggior coinvolgimento delle famiglie al tavolo delle decisioni». «È necessario – ribadisce Mainardi – riconvocare il tavolo di consultazione avviato, lo scorso mese di maggio, in vista del Family Day». Una richiesta recepita dall’assessore Abelli: «Confronto e partecipazione sono due punti per noi imprescindibili – sottolinea –. Qualsiasi decisione nasce dal confronto con le parti. Le famiglie e le associazioni delle famiglie stesse sono presenti ai nostri tavoli, penso a quello del Terzo settore e alla Consulta dell’associazionismo familiare».
Un’altra criticità riguarda, invece, il carico fiscale e le tariffe dei servizi locali che pesano sulle famiglie e, come ricorda il presidente delle Famiglie numerose Sberna, non tengono conto del cosiddetto ‘quoziente familiare’, di «quante persone stanno dietro un contatore». «Per le tariffe – spiega Sberna – si dovrebbe introdurre una quota di esenzione moltiplicata per il numero delle persone che compongono la famiglia. E questo dovrebbe valere per i
metri cubi di acqua potabile consumati, per i kilowattora di energia elettrica, per il gas, per il Servizio sanitario e così via. Invece, all’addizionale regionale Irpef della Regione Lombardia non interessa nulla se colpisce la busta paga di un single o di un padre di cinque figli: in entrambi i casi la percentuale è identica. E questo non va bene».
Pagare le tasse a seconda del numero dei figli, è una proposta che trova l’assessore Abelli «favorevolissimo», perché «fissare i parametri in base al numero familiare è un fatto di equità fiscale». «Certo – conclude – con il federalismo fiscale sarebbe la Regione a individuare i parametri e a stabilire i criteri. Oggi invece dobbiamo subire le minuzie che ci arrivano dallo Stato, nonostante la battaglia che abbiamo avviato per la riforma fiscale. In più ricordo che Formigoni ha proposto l’istituzione del quoziente familiare su base volontaria in modo che l’imponibile possa essere determinato in base al numero delle persone che compongono la famiglia».

Paolo Ferrario , Avvenire

Condividi
Previous articlePiu’ figli meno diritti?
Next articleGuida al risparmio familiare