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L’immagine della famiglia su Twitter in uno studio sociologico

L’immagine della famiglia su Twitter in uno studio sociologico

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Twitter è uno dei canali di comunicazione che genera attualmente maggiore interesse. E’ un social network basato sullo scambio, la diffusione di informazioni e il reperimento di contenuti. E’ anche una delle piazze pubbliche virtuali più usate dagli utenti di internet, caratterizzata da uno schema comunicativo bidirezionale, che permette un nuovo modo di interazione sociale. Si generano e si condividono le proprie idee infatti mediante dei messaggi istantanei, detti appunti tweet, che hanno un numero delimitato di caratteri e che possono essere inseriti all’interno di speciali etichettature di contenuti, detti hashtag.

L’immagine della famiglia su Twitter
L’immagine della famiglia su Twitter risulta, nel suo complesso, abbastanza positiva. Secondo i risultati di uno studio realizzato dal ricercatore Victor Manuel Pérez Martínez sull’immagine della famiglia su questo social network, si evince che questa viene associata molto spesso alle virtù sociali come pietas, amicizia, gratitudine, giustizia e liberalità.
Tra tutte queste evidenziamo in particolare la pietas, termine latino che significa relazione perfettiva con l’origine e non solo pietà o compassione, come di solito viene tradotta. È significativo come “i contenuti più condivisi riflettano un scambio positivo di significati sulla vita familiare, relativi ai momenti importanti della famiglia o a celebrazioni speciali, come il Natale o le feste di famiglia. E’ stata rilevata una chiara intenzione da parte di chi effettua dei tweets di condividere e di marcare con gli altri il fatto di stare e di vivere in famiglia.” Come si poteva facilmente immaginare, il termine famiglia viene impiegato anche in senso metaforico, allargando il suo campo semantico a significati che non sono propriamente relativi al concetto originario di famiglia o trasferendo le sue caratteristiche e peculiarità ad altre realtà. Questo è esattamente quanto fa la pubblicità quando rappresenta famiglie ideali per vendere prodotti di consumo della casa.
Alcuni esempi di queste “estensioni” del significato di famiglia su Twitter sono: “gli amici e i contatti che sono su Twitter sono un’ estensione della famiglia” (56%) o “gli animali domestici sono parte della famiglia”, (5%), etc. Tra gli usi non metaforici più comuni del concetto di famiglia su Twitter, troviamo invece le seguenti proprietà positive: “famiglia come ambito di gratuità” (19%), “apologia della famiglia” (12%), “la famiglia come dono” (5%), “la famiglia come mediatrice sociale” (4%), “la famiglia come luogo della memoria o delle radici” (2%). Tra le espressioni negative, in minoranza per fortuna rispetto a quelle positive, si trovano: “difficoltà familiari” (1,4%), o “famiglia come problema” (0,3%). È molto significativo che l’espressione “famiglia come ambito di scelta”, (in questa categoria, fra l’altro rientrerebbero i matrimoni omosessuali), si limita ad un 1,3%. Inoltre, è molto interessante notare che “i messaggi che suscitano maggior condivisione e retweets provvengono da account personali e non da organizzazioni o istituzioni”. Come a dire, sono le persone e non le istituzioni, pur favorevoli alla famiglia, a influire di più nel “discorso” di Twitter sulla famiglia.

La metodogia dello studio
La metodologia di questo studio è stata sviluppata dal gruppo di ricerca Family and Media e si è concentrata sull’analisi dei tweet in spagnolo con l’hashtag #familia nel corso del 2014. Si sono analizzati i luoghi comuni, culturali ed antropologici, sulla famiglia diffusi su Twitter a partire dai contenuti con l’hastag #familia, per esaminare quali fossero le virtù sociali messe in relazione con la famiglia. In ultima istanza, si è tentato di verificare se i contenuti veicolati con l’hastag #familia dessero contributi positivi in merito alle virtù sociali relazionate. Ottenere un panel statisticamente rappresentativo non era fattibile, senza avere il dato reale dell’universo di riferimento, come cornice di campionamento. Twitter non permette di accedere all’universo dei suoi contenuti, ma con l’aiuto di un programma apposito si è potuto ottenere un campione rappresentativo. Si è realizzato pertanto un campione non probabilistico, ma valido e stratificato a partire dai 919.763 tweets che nel corso del 2014 (il periodo dello studio) sono stati pubblicati con l’hashtag #familia. L’analisi effettiva di ogni tweet è stata realizzata su un campione di 3.245 unità. Oltre ai campi semantici, sono state esaminate altre variabili: il profilo dell’utente per determinare chi promuove un dibattito sulla famiglia su questo social netwok (persone, organizzazioni, partiti politici, mezzi di comunicazione, Chiesa cattolica, altre istituzioni, etc.); il paese di provenienza, e l’indice di impatto (sono stati esclusi i tweet ad impatto zero, cioè non condivisi né ritwittati da nessuno e si sono selezionati invece quelli dell’ultimo quartile rispetto al valore medio più marcato o ritwittati di ogni mese). Il mondo di Twitter è più sano di quello di Hollywood, della televisione o della stampa Questo studio non fa dei paragoni con gli altri che si occupano della rappresentazione della famiglia nei mezzi di comunicazione, in particolare quelli generalisti. Però è possibile tirare delle conclusioni sulla base dell’esperienza di altre ricerche che sono state pubblicate sul portale di Family and Media. Il mondo che appare su Twitter è più sano, in riferimento all’immagine della famiglia, rispetto a quello rappresentato dal cinema, dalla televisione e perfino dai giornali. Forse perché non ci sono filtri ideologici o commerciali? Senza dubbio. I social network nonostante non siano “neutri”, sono più sociali dei mezzi stessi di comunicazione sociale, o per lo meno rappresentano meglio l’opinione pubblica, cioè quelle delle persone comuni. Lo studio si limita all’analisi dei tweet in lingua spagnola. Bisognerebbe vedere cosa succede anche nelle altre lingue e, pertanto, in culture non latine. La nostra speranza è che lo studio venga replicato in futuro anche in altre aree linguistiche.

Fonte: FAMILY and MEDIA