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La voce di chi c’era ieri in piazza: i coniugi Faillaci, genitori...

La voce di chi c’era ieri in piazza: i coniugi Faillaci, genitori di 6 figli

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La testimonianza dei coniugi siciliani Angela e Marco Faillaci alla Festa della Famiglia di giorno 20 a Roma

Li abbiamo incontrati a manifestazione quasi ultimata, fra le strade del “Family day del 2015”, coi loro zaini, la fatica e la gioia d’esserci, fra quel milione di visitatori giunti a Roma da tutte le regioni d’Italia, per «proteggere – come ha detto Massimo Gandolfini, l’organizzatore dell’evento con lo slogan del suo Comitato “Difendiamo i nostri figli” – l’innocenza dei bambini e il loro diritto ad avere un padre e una madre e per ribadire la più netta contrarietà ad ogni tentativo di cambiare la nostra bella Costituzione, equiparando le convivenze omosessuali al matrimonio».
Tra neocatecumenali, il neonato gruppo dei «parlamentari della famiglia», le «Sentinelle in piedi», gli Evangelici, il «Movimento per la vita», la «Manif pour tous». «Ogni minaccia alla famiglia è una minaccia alla società, difendete le vostre famiglie», «Giù le mani dai nostri figli», «Dio maschio e femmine li creò», e insieme a molte persone ««che hanno vissuto sulla loro pelle i tentativi di indottrinamento gender nelle loro scuole», c’erano anche loro: i coniugi Faillaci, di ANFN, presenti con 5 figli, la sesta era rimasta a casa perché doveva sostenere l’esame di terza media. Ci hanno dato la loro testimonianza.


Raccontateci della vostra presenza oggi a Piazza San Giovanni a Roma…

«Piazza San Giovanni, oggi, ha visto dei protagonisti nuovi, le famiglie italiane, fra cui la nostra, in un pomeriggio di pioggia interrotto solo da tre ore di sole, quelle necessarie a incontrarci e a darci una nuova carica di speranza. Oggi è stato il paradigma della vita di tante famiglie italiane, quelle che credono in ciò che fanno, lottano, soffrono, ma sanno che il sole c’è e tornerà a splendere per il tempo giusto per farci gioire e sperare».


Da dove venite?

«Siamo partiti dalla Sicilia, in automobile con i nostri 5 figli, lasciando a casa Chiara che doveva sostenere l’esame di terza media. Saremmo stati più felici se altre famiglie avessero accettato il nostro invito a partire in pullman, ma Roma è lontana, e il viaggio costa denaro, che non c’è, e tanta fatica».

Con che animo siete partiti?
«Avevamo paura di non essere stati in tanti ad accogliere l’invito dei promotori del comitato organizzatore “Difendiamo i nostri figli” e, dopo la delusione di non avere avuto l’appoggio esplicito della Chiesa Italiana, pensavamo che un fallimento della manifestazione potesse preludere alla resa delle armi alla politica attuale, così tenacemente impegnata a trascurare la famiglia e a farla scomparire con provvedimenti sbagliati come i tre disegni di legge Cirinnà, Fedeli e Scalfarotto».

La paura è poi andata via?
«Sì, la paura è stata cancellata al nostro arrivo in Piazza San Giovanni da una folla immensa, gioiosa, colorata, sorridente, anche se bagnata: neonati, bambini, giovani, genitori, nonni, più di un milione di persone provenienti da tutta Italia. E’ stato come un balsamo sulle ferite di questa lotta continua delle famiglie contro chi vuole dirne la pochezza facendo diventare qualsiasi cosa famiglia e togliendo ad essa il compito primario di fare nascere ed educare i figli».

Per coloro che non hanno presenziato ma che col pensiero erano lì, di cosa si è parlato in piazza?
«In quella piazza abbiamo ridetto con le parole quello che diciamo ogni giorno nella vita: i più deboli hanno bisogno di noi per avere tutti i diritti, a cominciare da quello alla vita e alla famiglia. I protagonisti nuovi sono le famiglie».

Avete vissuto anche il “Family Day del 2007”?
«Esatto. A Piazza San Giovanni c’eravamo già stati nel 2007 per il Family Day, anche allora un milione di persone per dire no ad un progetto di legge sui diritti dei conviventi. Ma allora c’era tutta la Chiesa con noi, tutte le grandi associazioni e i movimenti costituenti il Forum delle Associazioni Familiari e il viaggio costò pochissimo per l’aiuto ricevuto, come nelle grandi manifestazioni sindacali o politiche; inoltre ci fu un grande impegno comunicativo di più di due mesi, una televisione e dei quotidiani schierati».

Per il “Family Day del 2015” invece?
«Oggi, nel giro di 20 giorni, ci siamo organizzati, siamo venuti a Roma a nostre spese ed è stato un grande sacrificio, nessuno ci ha spinti a partecipare, nessuno ci ha informati, c’è stato il più grande silenzio che mai la comunicazione abbia messo in atto contro una manifestazione, eppure eravamo tantissimi, più di quanto noi stessi ci aspettavamo ed è stato bello. Non c’era il grande e ricco palco del 2007, l’intrattenimento, la musica l’organizzazione, ma c’eravamo noi, più di un milione di persone a sentire di essere un popolo e, poiché come ha detto un oratore, la sovranità spetta al popolo abbiamo mostrato che noi siamo sovrani della nostra vita, che con i nostri mezzi, anche poveri, possiamo fermare la deriva verso cui le lobbies vogliono trascinarci: una società disumana perché senza papà e mamma e senza più figli. Vogliamo dire grazie a tutte le famiglie italiane oggi veramente famiglie adulte e capaci di camminare con le proprie gambe. Saluti a Città Nuova da Angela e Marco Faillaci».

Patrizia Carollo