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LA PAURA DI AMARE: MARIA CHIEDE CONSIGLIO SULL’AFFIDO

LA PAURA DI AMARE: MARIA CHIEDE CONSIGLIO SULL’AFFIDO

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Una mamma alle soglie della prima esperienza d’affido chiede consiglio e conforto a chi ha già fatto questa importante esperienza. Rispondono Mario e Egle e Alfredo e Claudia, coppie che hanno in corso ora l’affido di due fratellini. Chi volesse rispondere a Maria può scrivere a redazione@famiglienumerose.org.

Carissimi Carissimi Mario e Egle, Alfredo e Claudia,

chiedo il vostro aiuto perché penso abbiate una certa esperienza.

Circa 4 anni fa, assieme alle ass. sociali, abbiamo ragionato sul fatto che le fam. num. potrebbero dare una mano negli affidi preadottivi dei bambini esposti ( cioè quelli abbandonati alla nascita in ospedale). Stranamente mio marito ed io siamo d’accordo e diamo la nostra disponibilità a cominciare un percorso per vedere se abbiamo l’idoneità a fare ciò. Facciamo dei colloqui, sia personali che di coppia con una psicologa, vengono a farci una vista domiciliare, manca solo un ultimo colloquio con i figli più grandi, che non avviene mai perché non si fanno più sentire per anni. Noi all’inizio siamo un po’ delusi da questo loro poco interesse alla nostra disponibilità, poi accettiamo tutto pensando che il Signore fa le cose bene.

L’altra settimana ci chiamano per dirci che il gruppo affidi del comune è totalmente cambiato che stanno verificando le vecchie disponibilità. Io, premettendo che devo parlare con tutta la fam. dico che non vedo ora motivi per affermare che la nostra disponibilità sia cambiata. Allora l’ass. soc. con cui parlo mi dice che potrebbe verificarsi un caso la prox. settimana. Mi tranquillizza dicendo che non siamo l’unica fam. disponibile ( anche se una delle poche) o che può essere che il giudice decida per la casa famiglia. Comunque restiamo che mi chiamerà martedì. Io parlo con Lucio e con i figli che non si possono dire disponibili, ma , meglio, entusiasti.

Finora tutto bene. Però sono 3 notti che faccio degli incubi pazzeschi ed ho capito che ho paura, perché in un passato molto lontano ho visto da vicino un’esperienza di affido che è andata molto male. Ho anche paura di farmi bella con questa disponibilità sulla pelle dei miei figli. Cerco di mettere tutta questa storia nelle mani di Dio, sono certa che il Signore ci darà quello che possiamo portare e farà in modo che vogliamo bene a questo bimbo ( se verrà). Ho paura anche di questo: che non mi piaccia, che non riesca ad amarlo. Volevo chiedervi un aiuto: avete mai provato quello che provo io? Se sì, come siete andati avanti?

Se volete girare questa mail a qualcun altro che ci può aiutare fatelo pure. Un abbraccio,

“Maria”,


Carissima “Maria”,

grazie per la tua mail e per la confidenza e l’amicizia. Anzitutto: stai passando per una “pre-fase” che è tipica; leggi qualunque articolo o libro sull’affido e la ritroverai, pari pari (ivi compresi gli incubi notturni). A noi hanno aiutato queste letture ma anche (soprattutto i primi mesi col primo affido), gli incontri con le altre famiglie affidatarie organizzati dai nostri servizi sociali. Vai in libreria dalle Paoline e sbizzarrisciti: troverai almeno una ventina di titoli sull’adozione e l’affido (sembrano due modalità differenti e lo sono: il nostro adottato è figlio a tutti gli effetti; però la pre-fase delle due situazioni è identica e provoca le medesime paure, ansie, preoccupazioni, dubbi). Scegline uno, anche a caso: ti accorgerai che questa “pre-fase” è davvero comune, quasi basilare. Trovi anche interi numeri monografici sull’affido (almeno 2 o 3) negli annali di “Famiglia Oggi”: mi pare siano scaricabili dal sito e comunque ordinabili per Internet. Vedrai che ti tireranno su il morale.

E’ certa una cosa: nell’esperienza materna naturale la donna si realizza (anche il padre, ma non è così determinante come per la madre); in quella dell’affido familiare no. E’ un servizio: cristiano, gratuito, volontario, amorevole fin che vuoi ma non è la stessa cosa e non scatena le stesse emozioni, atteggiamenti, passioni. Tu non devi voler bene a quel bambino/a come l’hai voluto ai tuoi. Siccome sei madre, ti sforzerai di vederlo come tuo figlio (per tuo marito, ripeto, sarà molto più facile capire che i piani sono diversi, e vivere l’esperienza di conseguenza: tanto che ti arrabbierai con lui, per quella capacità innata di distinguere i figli propri da quelli di altri); ti sforzerai di vederlo come tuo figlio e sbaglierai in questo sforzo perché non è e non sarà mai tuo figlio. Devi sforzarti di vederlo per quel che è: un bimbo affidato momentaneamente alle tue cure materne. Tu gli insegnerai che è possibile vivere tra genitori e fratelli senza usare violenza, che è possibile amarsi vicendevolmente, che è possibile stimarsi e incoraggiarsi e anche correggersi. Ma non potrai né dovrai fargli capire che è uno dei tuoi figli. Devi ricolmarlo d’amore ma non devi sostituire la madre che ha o che avrà. Lui ha una madre e non sei tu. Se saprai dosare (e differenziare) l’amore “familiare” che richiede il piccolo, con l’amore “materno” che richiedono i tuoi figli, anche loro capiranno, soprattutto quelli vicini di età, che non c’è un nuovo “concorrente” ma un piccolo da aiutare e sostenere, con mamma e papà. E lo ameranno di più e, soprattutto, serenamente.

Che poi il piccolo non ti piaccia, è impossibile: sei una mamma, ti piacerà. Anche se avrà grossi problemi (il nostro Sergio ne ha, eccome), anche se sarà un disastro praticamente ovunque (come il nostro Emanuel), anche se non sarà in grado di mostrarti quanto bene ti vuole (il nostro Nico, per esempio). Ti piacerà, vedrai.

Sugli incubi: i mostri della notte tornano, ogni tanto, a ricordarci che non tutto è filato sempre liscio. Capita di fare i conti col passato che torna; ma lo affronti, lo impacchetti e lo rispedisce al mittente. Sugli inviti al nostro 25° di Matrimonio, stiamo scrivendo la stessa frase che c’era 25 anni fa: “Dammi la tua mano, andiamo a sorridere e soffrire, a correre e sognare. E che si azzardi il tempo duro a sfidare questo infinito di quattro mani e di quattro occhi”. Ecco, il tempo duro viene a trovarci ogni tanto; si azzarda a farlo. Se ne va con la coda tra le gambe. Tu hai tutto per riuscire: un marito col quale brontoli e che ami, dei figli che ami e ti amano, una sobrietà felice come scelta di vita, una passione per la vita e tanta fede nel Signore. Hai tutto, non hai bisogno d’altro. Mettici quel che sei e quel che puoi senza preoccuparti troppo dei frutti: meglio di come sta, sicuro. Sii serena: sei nel giusto, nel bene, nel vero. Sei in Dio.

Un bacione

Mario e Egle


Carissima “Maria”,
io e Claudia siamo alla terza esperienza di affidi temporanei di bambini neonati, in attesa di andare poi in adozione.
E ogni esperienza è stata forte e difficile, abbiamo avuto momenti di difficoltà, anche grossa, ma, come hai detto tu, mettendoci nelle mani di Dio, pensa Lui a tutto.
Penso che questo sia il segreto più grosso.
Ti racconto soltanto un fatto della seconda nostra esperienza: il bambino che ci avevano dato piangeva come un disperato tutto il giorno (notte compresa), di un pianto inconsolabile (chissà cosa aveva passato nella pancia della sua mamma!!!). Non ti nascondo che io e i miei figli eravamo esasperati, non ne potevamo più. Beh, non so come, ma quei giorni la Claudia ha avuto una forza, una pace, una serenità che gliela ha potuto dare soltanto il Signore. Grazie a lei, le sue carezze e la sua pazienza, il bambino si è a poco a poco lasciato andare, e poi è diventato splendido, bellissimo e sorridente. E noi guai per loro! Ma se il Signore non avesse dato quella forza a Claudia, fosse stato per noi probabilmente avremmo ridato indietro il bambino, privandoci invece di un dono che si è rivelato poi bellissimo.
Questo per dire che ogni affido riserva tante prove e tante difficoltà; ma se siete convinti voi due e, soprattutto, se credete nella forza del Signore, allora vedrete che tutto andrà bene!
E aspettatevi che qualcuno dei vostri figli abbia qualcosa in contrario (anche i nostri l’hanno avuta!), ma vedrete che alla fine anche chi era contro si ricrederà!
Un abbraccio e un “in bocca al lupo” speciale!
Alfredo e Claudia.