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La “fobia del silenzio” che mina la libertà d’opinione

La “fobia del silenzio” che mina la libertà d’opinione

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A Lecce, sabato scorso, ennesima aggressione nei confronti delle Sentinelle in Piedi. L’intolleranza diffusa verso chi difende le ragioni della famiglia è il preludio della legge Scalfarotto?

Roma, 03 Giugno 2014 (Zenit.org) Federico Cenci – Bergamo, Trento, Verona, Perugia, Siena, Lecce. Il filo rosso dell’intolleranza ha attraversato da Nord a Sud l’italico stivale negli ultimi mesi. L’ira dei censori del pensiero altrui è insorta non contro beceri urlatori d’insulti, bensì addosso a schiere di pacifici e silenziosi fautori di civile dissenso.

Ultimo in ordine di tempo, è l’episodio che si è registrato a Lecce. In uno splendido scenario barocco, le Sentinelle in Piedi radunano sabato scorso decine di persone che si sistemano ritte, in silenzio, ognuna di loro assorta con lo sguardo puntato verso un libro. Una modalità di protesta originale, introdotta ormai da qualche tempo in Italia, da quando è stato presentato in Parlamento il ddl Scalfarotto anti-omofobia.

Un testo, approvato alla Camera e ora al vaglio del Senato, che, accusano i tanti suoi oppositori, assume contorni liberticidi, giacché introdurrebbe un’antidemocratica epurazione per legge dell’opinione contraria alle nozze omosessuali e insidierebbe la libertà di aderire a una morale religiosa. Senza parlare, poi, dei metodi attraverso i quali ciò avverrebbe: corsi di rieducazione presso associazioni Lgbt che tanto fanno pensare all’istituzione di una polizia del pensiero di orwelliana memoria.

Per ora, chi agita certe minacciose suggestioni letterarie sono quei drappelli di rumorosi attivisti omosessuali e “antagonisti” di sinistra che, come ripetutamente avviene in varie piazza d’Italia, si sono scagliati contro le Sentinelle anche in quel di Lecce. Nella città salentina sono arrivati qualche decina di minuti dopo l’inizio della “veglia”, con l’intento evidente di scatenare una gazzarra che potesse provocare una reazione e far passare le vittime in carnefici.

Gli alfieri dei “diritti civili” – come si vanno presentando in giro – hanno dapprima intonato cori e urla, hanno esposto cartelli e striscioni e sventolato palloncini “arcobaleno”, in ultimo si sono esibiti nella più deplorevole delle provocazioni del pomeriggio, ossia hanno molestato i singoli “veglianti” circondandoli di volta in volta in gruppetti e tentando di impedir loro un sereno proseguimento della silente manifestazione attraverso insulti e gesti di scherno.

Il dato positivo è che simili episodi non sono degenerati. Così come avvenuto nelle altre città in cui si sono registrate contestazioni alle Sentinelle, la manifestazione di Lecce si è conclusa senza incidenti. Segno del senso di responsabilità e della pazienza dei manifestanti. Due caratteristiche a cui si aggiunge anche uno spiccata ironia.

Sabato sera, poco dopo la conclusione della manifestazione leccese, le Sentinelle locali hanno diffuso un comunicato in cui ringraziano “gli attivisti Lgbt” per aver “confermato nel modo più evidente il loro tratto intollerante e intimidatorio, in linea col carattere liberticida del ddl Scalfarotto. Quest’ultimo manderà in carcere chiunque sostiene che un bambino cresce meglio con un madre e una padre; i sostenitori del ddl lo applicano prima che sia approvato, impedendo perfino una manifestazione silenziosa contro di esso”.

Proseguono poi ringraziando la Questura di Lecce, poiché “la mancata tutela del diritto di manifestare pacificamente, nonostante fossero state rispettate tutte le regole per esercitarlo, ha permesso agli attivisti Lgbt di mostrarsi per quello che sono”. Affermano che in futuro, quando ci saranno manifestazioni Lgbt, la Questura ne garantirà lo svolgimento senza disturbi, “come è giusto che sia”. E il comunicato conclude che, “nel confronto con quanto lasciato accadere ieri, sarà l’ennesima prova che la discriminazione c’è, ma in danno delle ragioni della famiglia”.

L’atteggiamento “pilatesco” delle Istituzioni denunciato nel comunicato a Lecce, si è trasformato in censorio in quel di Siena. Le Sentinelle locali rilevano, infatti, che il Sindaco della città toscana, Bruno Valentini, dietro sollecitazione di una consigliera del Pd, “ha annunciato che intende procedere ad una revisione del regolamento comunale per evitare che in futuro le Sentinelle in Piedi possano nuovamente vegliare in Piazza del Campo”.

Questa “fobia” verso il silenzio dissidente delle Sentinelle non è forse il preludio, come sostengono loro stesse, di quanto avverrà con l’applicazione del ddl Scalfarotto? È per impedire un cupo scenario futuro che intendono proseguire le loro “veglie”, levando alta una voce silenziosa capace di scuotere le coscienze.

Prossime tappe sono dunque in programma il 7 giugno a Perugia (piazza IV Novembre dalle 16) e Piacenza (piazza Cavalli, 17.30), domenica 8 a Varese (piazza Monte Grappa, 17.30), venerdì 13 a Trento (piazza Battisti alle 18) e Messina (piazza Cairolo, ore 18), sabato 14 a Parma (piazza Garibaldi, alle 11), Busto Arsizio (piazza Santa Maria, 17.30), Brescia (piazza Vittoria, 17.30) e Catania (piazza Università), mentre domenica 15 le Sentinelle saranno a Verona (piazza dei Signori, 17.30) e Cremona (piazza Duomo, alle 21).​