Ci arriva da un associato questa segnalazione a proposito del film “da famiglia” di Natale, “La Bussola d’oro”, da leggere prima di andare al cinema….
Purtroppo neanche a Natale i nemici del signore della Vita stanno fermi ed hanno pensato bene di mandarci al cinema. Vorrei visto il periodo natalizio darvi 3 consigli: 1° leggete le recensioni qui sotto. 2° non andate a vedere il film. 3° consigliate altri di fare altrettanto.
E’ triste che anche sotto le feste si debba lottare. Ossignùr…..
Buon Natale A Tutti
Giuseppe
IL CINEMA CHE DIVIDE
«La bussola d’oro» kolossal dell’ambiguità
Il film racconta una lotta tra il bene e il male ma si rifà ad una saga letteraria anticristiana che al cinema è stata edulcorata per non perdere incassi
DI ALESSANDRA DE LUCA
Agli spettatori italiani che nei prossimi giorni faranno la fila per vedere il kolossal fantasy La bussola d’oro – nei 450 cinema dove sarà proiettato – senza aver letto il primo capitolo della trilogia di Phillip Pullman dal quale il film è tratto, sembrerà insensato che le avventure di una ragazzina in viaggio in un universo parallelo abbiano suscitato tanto sdegno e polemiche tra i cattolici e gli evangelisti americani. Accusata di fomentare l’ateismo tra i più giovani, la pellicola è oggetto negli Usa di boicottaggio da parte di numerosi gruppi di attivisti. Eppure nel film (apparentemente) non vi è traccia di offesa al cristianesimo. La storia è infatti quella della piccola Lyra Belacqua che, entrata in possesso di una bussola creata per indicare sempre la verità, si mette in cerca del suo migliore amico rapito per conto di un’organizzazione chiamata Magisterium. Ad aiutare la bambina ci saranno lo zio, che ha scoperto l’origine di una misteriosa polvere, una strega buona, un avventuriero texano e un orso polare armato di corazza.
Che siano allora i cristiani d’oltreoceano ad aver perso la bussola? Niente affatto. E chi si accosterà al film avendo letto il libro di Pullman se ne accorgerà. Perché la saga dello scrittore britannico è profondamente antireligiosa, cosa che deve aver creato non poco imbarazzo a Hollywood se fin dall’inizio tutti, ma proprio tutti, dai produttori, al regista e agli attori – Nicole Kidman in prima fila – hanno negato qualunque attacco al cattolicesimo nel film. Il temibile Magisterium, ad esempio, che nella pellicola consiste in una non meglio definita organizzazione tirannica tesa a sottrarre agli uomini il libero arbitrio, nel romanzo si identifica con la chiesa cattolica. E se nella pellicola prevale il tema della cara, vecchia lotta tra bene e male (come sottolineato anche dalla conferenza episcopale americana, la quale non ha appoggiato apertamente il boicottaggio), il messaggio della saga letteraria sostiene invece ciò che viene difeso da gruppi ateisti americani come Freedom from Religion, e cioè: la religione esercita una vera e propria tirannia sugli uomini e bisogna liberarsene.
Ma perché allora scegliere di tradurre per il grande schermo e per un pubblico di giovanissimi una storia così apertamente anticristiana per poi ripulirla cancellando un po’ ipocritamente qualunque riferimento troppo scomodo? Forse perché la cattolica Kidman non avrebbe mai accettato di interpretare un film anticattolico. O forse perché il regista Chris Weitz, autore anche della sceneggiatura, non aveva le spalle abbastanza larghe per affrontare una tale sfida. Ma la ragione più evidente è che la New Line (la casa di produzione della trilogia de Il signore degli anelli) ha investito una tale quantità di denaro in questo progetto (oltre 210 milioni di dollari) da non potersi certo permettere il lusso di perdere quella larga fetta di pubblico inevitabilmente offesa dal film.
Meglio lanciare il sasso, nascondere la mano, negare tutto e sperare che una bella polemica contro il film lo aiuti al botteghino. D’altra parte qualcosa dell’ateismo di Pullman è necessariamente trasudato anche nella pellicola: l’anima dei personaggi, ad esempio, vive all’esterno dei loro corpi sotto forma di animale, idea che contrasta con ciò che dice la Bibbia. E cosa ne sarà poi di quel personaggio chiamato Dio e ucciso dalla piccola protagonista nel terzo libro? Ma c’è ancora un altro aspetto da considerare. In un circo mediatico dove le strategie di promozione si fanno sempre meno trasparenti, l’arrivo del film nelle sale funzionerà certamente da traino per il libri di Pullman, soprattutto in paesi, come l’Italia, dove la saga non è ancora così popolare. Vale a dire che regista e produttori avranno pure filtrato il film trasformandola in una favola per tutti, ma se La bussola d’oro spingerà il giovane pubblico all’acquisto dei romanzi per sapere in anticipo come andrà a finire il viaggio di Lyra, ecco che le preoccupazioni dei cattolici risultano tutt’altro che insensate.
Avvenire, 11.12.2007
SE LA FIABA PERDE LA BUSSOLA
Ecclesiastici sessuofobi, bimbi lascivi e un mondo in cui il relativismo trionfa gettando il crocifisso in mare. Pronti per il film di Natale di quest’anno?
«Le mie simpatie vanno al tentatore, assolutamente. L’idea è che il peccato, la Caduta, sia stata una cosa molto positiva. Se non fosse successa noi saremmo ancora dei giocattoli nelle mani del Creatore». Quest’affermazione, che non stupirebbe leggere nelle retoriche affermazioni di qualche pensatore ottocentesco da quattro soldi, campeggiano trionfalmente sulla quarta di copertina della trilogia fantastica di Philip Pullman. Queste oscure materie, da cui la New Line ha tratto un adattamento cinematografico del primo volume che uscirà a Natale, La bussola d’oro (The Golden Compass). Questo dunque è il “film per le famiglie” che ci vedremo proporre molto presto; questo è il film che tanti genitori vedranno assieme ai loro bambini, e che è solo la punta acuminata e tagliente dell’iceberg del problema del perpetuo e costante attentato alle strutture basilari della conoscenza umana in tanta letteratura per ragazzi.
Pullman riadatta i primi capitoli della Genesi per i suoi lettori bambini e adolescenti in una cornice fatta di viaggi tra i mondi, battaglie, tradimenti e creature fantastiche, ma la prospettiva è ribaltata: gli eroi qui sono Satana e i suoi, che hanno aiutato l’umanità schiava del proprio geloso Padrone. Protagonista è una bambina che si rivela essere la nuova Eva: aiutata da un oggetto capace di rivelare i segreti di ogni cosa, la bussola d’oro appunto, riesce a uccidere Dio e a liberare le anime dal terrore della morte, permettendo finalmente loro di dissolversi nel cosmo, scopre le gioie della sessualità con il suo amico dodicenne – in questo consiste il “frutto proibito” che la Chiesa odia e teme, descritto in pagine capaci di suscitare davvero cattive suggestioni nei giovanissimi lettori – e instaura la gioiosa “Repubblica dei Cieli” che si contrappone al perfido “Regno dei Cieli” e ai suoi ipocriti servitori, una Chiesa fatta di fanatici assassini, sadici sessuofobi e mutilatori.
Il partito dei “buoni” allinea invece un’accozzaglia davvero raccomandabile: assieme ai due protagonisti – poco tratteggiati e pieni di problemi con le rispettive famiglie, così da favorire l’identificazione di ogni adolescente – e ad alcune figure classiche delle fiabe (il re reietto e il vecchio guerriero saggio) ci sono un clan di streghe che si scoprono essere state calunniate dalla Chiesa, due angeli omosessuali (sì, omosessuali!) e una ex-suora che diventa il “Serpente” della storia, che saprà indicare ai due giovani la via della vera libertà e autocoscienza: la scoperta che non esistono il bene e il male, ma solo ciò che fa bene o male a te e agli altri. La grande liberazione qui non è come in Tolkien gettare l’Anello delle Tenebre e del Potere nelle fiamme da cui è venuto – rispedito al mittente – ma scagliare un Crocifisso in fondo al mare, e con esso tutti gli odiosi sensi di colpa e i sacrifici.
L’adattamento cinematografico pare sia un poco annacquato: allo scopo di evitare che qualche genitore cristiano un poco meno rimbecillito storca il naso davanti alle più evidenti parodie e accuse al cristianesimo la Chiesa è chiamata “Magisterium” (come nel libro del resto, ma chi conosce il latino?) e i suoi perfidi gerarchi non indossano l’abito talare ma una sorta di divisa militare. Nicole Kidman, che interpreta la malvagia e fanatica Miss Coulter, assicura che la sua coscienza di cattolica è a posto: il film non è contro la Chiesa, è solo contro Dio, quindi c’è di che star sereni, no? In ogni caso anche una versione edulcorata sarà la migliore cassa di risonanza perché i libri di Pullman siano letti e il suo messaggio diffuso. Le migliori menzogne sono quelle che lavorano piano piano, e la più grave che Pullman propone, e di cui ben pochi colgono la valenza tragica per i suoi giovani lettori, è la segreta radice anche dei suoi rabbiosi e superficiali attacchi alla Chiesa: per Pullman la libertà è indipendenza, non amore. Anche Lewis e Tolkien e migliaia di poeti prima di loro ci avevano ricordato che bisogna lottare contro la tirannide che opprime il mondo, ma questo perché c’è un vero ordine e una vera autorità che libera dalle menzogne degli oppressori. Qui invece non c’è nessun Re di cui aspettare il ritorno, come ci aveva insegnato Tolkien, e nessun valoroso Leone capace di farsi uccidere per te, come Lewis. Si dirà che è solo una storia, se non fosse che gli uomini, piccoli o grandi che siano, sono vinti, convinti e interrogati molto più dalle storie che dalle teorie.
Da sempre le grandi storie aiutano a riconoscere quanto c’è di bello, buono e vero nel cosmo e a difenderlo e proteggerlo. Molti dei fantasy di maggiore successo degli ultimi anni sono invece un esplicito attentato a questa fondamentale percezione del mondo e di se stessi: Pullman è solo la punta appariscente di un fenomeno ben più vasto. Ecco Eragon, dove il cavaliere non lotta più contro il drago, simbolo di distruzione e di morte, ma lo cavalca e ne sfrutta la potenza distruttiva: non ci sono cose buone o cattive, ma solo un potere che vale la pena controllare. Ecco Harry Potter, dove la stregoneria – manipolazione violenta della realtà – viene proposta come ideale positivo.
L’anello di Tolkien che cade sulla neve e si trasforma in una raffinata bussola dai segni misteriosi. È questa la trovata pubblicitaria scovata dalla New Line, per sponsorizzare La bussola d’oro, così da legare la pellicola al successo de Il Signore degli Anelli. Un’immagine che suggerisce qualcosa di profondo e sinistro: questa bussola, che pretende di indicare la vera via alla conoscenza e alla libertà, non fa che “ghermirci e nel buio incatenarci”, come i versi oscuri incisi sull’Anello del Potere. Solo storie, si dirà. Sì, storie. Cioè la cosa più seria che ci sia. Che c’è di male in un drago cavalcato o in un protagonista che cerca il potere e la magia anziché rifiutarla? C’è che chi corrompe il nostro modo di guardare corrompe il nostro modo di pensare e agire.
di Rialti Edoardo
Tempi num. 48 del 29/11/2007