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L’Aquila: il peso dell’incertezza nella testimonianza delle famiglie terremotate

L’Aquila: il peso dell’incertezza nella testimonianza delle famiglie terremotate

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Siamo una famiglia numerosa composta da 6 persone: due adulti e 4 bambini di 15, 12, 9 e 3 anni, tutti iscritti nelle scuole dell’Aquila. Dopo circa un mese di permanenza in Polonia, dove siamo stati ospitati dai miei suoceri subito dopo il sisma del 6 aprile 2009, ci troviamo attualmente, 20 agosto 2009, ancora sfollati in un albergo sulla costa.

Io sono un’insegnante precaria che, dopo aver ripreso servizio a Montesilvano, dal 30 giugno 2009 è in disoccupazione. Mio marito è in cassa integrazione, come la maggioranza degli impiegati della società in cui lavora, dal 3 luglio 2009 per 13 settimane. La casa di cui siamo proprietari è di categoria B con numerosi lavori da fare a livello sia condominiale che di piani primo, secondo e terzo. Si prevede ad oggi che non potremo rientrarvi prima di aprile 2010.

Tutta la famiglia vorrebbe tornare all’Aquila per la riapertura delle scuole ma, nonostante le ricerche intraprese già da diverso tempo, non riusciamo a trovare un alloggio: gli alberghi sono tutti al completo o non sono disponibili, a meno che non si decida per comuni di montagna molto distanti dalla città; gli affitti non si trovano o se si trovano, i proprietari non intendono farsi pagare attraverso la Protezione Civile, perché temono di non ricevere i soldi o di dover aspettare troppo tempo prima di essere pagati. Il terremoto è una calamità naturale che nessuno di noi, penso, si sia cercata, purtroppo però non sempre il più ”fortunato” è propenso a mettere a disposizione un po’ del suo “bene” per chi lo è di meno, nonostante il dramma!

I nostri figli ed in particolare i più grandi, non hanno alcuna intenzione di trasferirsi in un’altra città perché a L’Aquila hanno il loro mondo, le loro attività, i loro amici, le loro scuole… Io e mio marito abbiamo il lavoro a L’Aquila, anche se attualmente precario, oltre alla casa.

Riteniamo inimmaginabile dover fare la spola Teramo -L’Aquila, L’Aquila – Teramo ogni mattina e tutte le altre volte di cui si dovesse aver bisogno per vari motivi durante la giornata, per un tempo indefinito o definito solo per ipotesi, (come è stato ultimamente immaginato per le famiglie come la nostra con casa di categoria B) con 4 minori di cui la più piccola appena treenne al suo primo anno di scuola dell’infanzia. Forse questo può essere pensabile per una famiglia di 3 o 4 persone con figli maggiorenni (come ce ne sono tante, e di cui alcune già stanno facendo questo tipo di vita) ma non per chi ha figli piccoli, tanto meno per noi famiglie numerose!!! Non osiamo immaginare quanto difficoltoso possa essere organizzarsi per famiglie ancora più numerose della nostra con 5, 6, 7 e anche più figli (e all’Aquila ce ne sono, anche se una minoranza)!

Mio marito è cittadino italiano e risiede a L’Aquila da 20 anni ed io e i nostri figli siamo tutti nati a L’Aquila. La nostra casa è di proprietà dal 1992, ciononostante non abbiamo potuto partecipare al censimento per l’assegnazione dei moduli abitativi, perché la nostra categoria è B, non E, né F, né zona rossa. Se è vero che bisogna dare la precedenza alle famiglie con i figli per far si che la città rinasca subito alla vita, chi se non noi famiglie numerose ne ha il più pieno diritto?!…e (con tutto il rispetto) prima di tutte le altre, a prescindere dalla “categoria”!? Eppure ben 18 nuclei numerosi, compresa la mia famiglia, con categoria B si trovano in condizioni simili a quelle qui descritte!!! Speriamo almeno che gli altri 11 nuclei numerosi con categoria E riescano ad avere una sistemazione, come previsto, perché la cosa più brutta di questo terremoto, oltre alla perdita di vite umane, è il logorante stato di incertezza quotidiana in cui tutti siamo costretti a vivere! Grazie!!!

 

nella foto il disegno vincitore del 1° concorso del disegno, Lignano 2008.
Patrizio Alessandrini