• it
I.S.E.E.: INIQUITÀ SENZA EQUIVALENTE EUROPEO

I.S.E.E.: INIQUITÀ SENZA EQUIVALENTE EUROPEO

661 views
Condividi


La vera storia del nuovo ISEE italiano

In questi giorni va in onda una pubblicità-progresso: ecco a voi il nuovo ISEE: “semplicemente, più giusto”. Tipico esempio di pubblicità ingannevole, poiché se andiamo a vedere bene, il nuovo ISEE è un mostro burocratico di complessità inaudita e per di più particolarmente penalizzante per le famiglie più numerose, cioè quelle per le quali l’art. 31 della Costituzione chiede un “particolare riguardo”. Eppure il mandato parlamentare incaricava il Governo di tener conto “dei pesi dei carichi familiari, in particolare dei figli successivi al secondo e di persone disabili a carico”. Ebbene, dopo aver visto il prodotto finito, la delusione è grande e le famiglie si sentono tradite. Anche perchè – lo sappiamo per certo – la nuova versione è stata approvata senza alcun serio dibattito parlamentare e, fatto ancor più grave, senza alcuna simulazione, quindi senza alcuno spessore tecnico-scientifico, senza nessuna serietà.

C’è di più: mentre il vecchio ISEE dal 1° gennaio non è più valido (anche se fatto a dicembre), i CAF – a causa della negligenza degli uffici governativi – non sono ancora in grado di compilare il nuovo. Il risultato lo stanno sperimentando diversi cittadini in questi giorni: non si può avere la certificazione ISEE, quindi non si possono chiedere prestazioni o agevolazioni. Un enorme pasticcio, grottesco se si pensa che la legge istitutiva è del dicembre 2013!
I comuni sono costretti a ribadire che gli uffici comunali non hanno nessuna responsabilità né alcun potere rispetto a questo grave disservizio. E comunque le famiglie che intendono chiedere la nuova certificazione sappiano che devono prepararsi ad una logorante maratona: bisognerà prendersi le ferie per raccogliere tutta la documentazione necessaria ed essere pronti a recarsi al CAF tre o anche quattro volte, prima di avere finalmente in mano una dichiarazione ISEE che magari risulterà troppo alta per accedere alle prestazioni agevolate.

Tuttavia, per onestà, ammettiamo anche che nella nuova versione ci sono alcuni aspetti positivi: anzitutto finalmente la dichiarazione deve tener conto di reddito e patrimonio di entrambi i genitori del minore per il quale si chiede l’agevolazione. Finora non era così, cosicché i figli di coppie di fatto o di separati avevano la precedenza sugli altri, con buona pace di chi sostiene che le coppie di fatto sono discriminate rispetto ai coniugati. Altro aspetto positivo: i controlli incrociati con le varie banche dati per verificare la correttezza della dichiarazione. Infine, l’istituzione del cosiddetto “ISEE corrente”, che tiene conto ad esempio della perdita del lavoro o di altre situazioni di particolare fragilità sociale intervenute improvvisamente.

Detto questo, il resto è assolutamente peggiorativo per le famiglie più deboli, al limite del paradosso. Tra i redditi da dichiarare, infatti, figurano tutte le provvidenze che si percepiscono da enti pubblici: “trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari, incluse carte di debito, a qualunque titolo percepiti da amministrazioni pubbliche”, ma anche “assegni per il mantenimento dei figli effettivamente percepiti”. Ciò significa, in pratica, che va ad ingrossare il reddito una serie di voci che vengono erogate alla famiglia proprio in quanto bisognosa di sostegno: assegni familiari, pensione sociale, social card, bonus bebè, sostegno per la non-autosufficienza o per la disabilità, addirittura quanto percepito per il mantenimento dei figli in affido, ma poi anche assegni al terzo figlio, borse di studio e qualsiasi provvidenza la famiglia riceva in quanto soggetto da sostenere. Morale: il reddito si impenna e fa sì che una famiglia, solo perché è stata aiutata nei suoi compiti – come del resto impone la Costituzione – risulta improvvisamente benestante e non potrà più accedere ai servizi.

Poi c’è l’abitazione, che vale molto di più perché la normativa recente ha elevato il valore della casa del 60%. In questo modo i nuclei più penalizzati sono quelli più numerosi, i quali hanno necessariamente un’abitazione di ampia metratura. E’ vero che ci sono franchigie per ogni figlio dopo il secondo, ma sono davvero briciole. E da ultimo il capitolo peggiore: la scala di equivalenza, cioè lo strumento principe per stabilire equità. L’Associazione Nazionale Famiglie Numerose e così pure il Forum delle Associazioni familiari vanno affermando da anni in tutte le sedi che la scala di equivalenza dell’ ISEE italiano è assolutamente iniqua: basti pensare che dal terzo figlio in poi il valore è 0,35. In Francia ogni figlio dal terzo in poi vale 1 (quasi il triplo), ma la stessa scala di equivalenza dell’ISTAT è più alta: 0,5 per il primo figlio, 0,62 per il secondo, 0,78 dal terzo. Vien da chiedersi: perché mai non si è utilizzata la scala dell’ISTAT, ente statale che analizza e certifica ricchezza e povertà in Italia? A questo proposito, l’ISTAT afferma che “la percentuale delle famiglie che arrivano sulla soglia di povertà cresce in modo esponenziale alla crescita del numero dei figli”. Più chiaro di così… Eppure, quando lo Stato deve far pagare, allora la scala di equivalenza improvvisamente aumenta. E’ stato così per la tassa rifiuti, per cui il singolo figlio, che per l’Isee vale 0,39, per la Tares valeva 0,70. La conclusione la lasciamo al noto economista Stefano Zamagni: “è scandaloso!”. Sul capitolo ISEE, strumento essenziale in vista di una politica equa e di sostegno alla famiglia e ai minori, chi era al Governo è stato sordo, peggio, non ha voluto ascoltare, rigettando un dialogo che le associazioni familiari avevano chiesto; chi era all’opposizione si è voltato dall’altra parte, preso da altri interessi. E’ uno dei tanti motivi per cui Papa Francesco afferma che la famiglia in Italia è “disprezzata” e “maltrattata”.

Carlo Dionedi

La tabella in allegato mostra l’attuale scala di equivalenza ai fini ISEE e la scala ISTAT. In verde la proposta di scala di equivalenza equa elaborata dal Forum delle Associazioni familiari in collaborazione con l’Associazione nazionale famiglie numerose.

Scarica allegati:
Tabella con attuale scala di equivalenza ISEE e scala ISTAT e proposta elaborata dal Forum e ANFN.png