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Il disegno di Dio, la natura dell’uomo e delle relazioni

Il disegno di Dio, la natura dell’uomo e delle relazioni

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Il dibattito in pieno svolgimento sulle unioni civili impone una profonda riflessione sugli aspetti fondamentali del nostro essere in società perché tocca le basi della relazione e della prosecuzione della specie, cardini sui quali poggia una civiltà; come diretta conseguenza, affiorano numerosi di quelli che possiamo considerare interrogativi antropologici di base rispetto ai quali ogni comunità ha cercato di dare risposte di ordine etico e giuridico. Il corpo: un mio possesso o parte di me? Posso farne ciò che voglio? Esistono dei limiti per la persona? Da cosa provengono? Età e differenza sessuale contano quando si tratta di genitorialità? Il figlio: diritto, oggetto da commissionare o dono? Cosa richiede tutela primaria: i desideri degli adulti o i diritti dei bambini? La famiglia si può definire solamente come “luogo degli affetti” (al pari di un gruppo di buoni amici)? Chi difende oggi famiglia e matrimonio come previsti dalla Costituzione? Per i problemi reali di una società, spesso la questione è proprio quella di saper porre domande corrette, per mettersi dalla parte della razionalità, rispettando la natura e la dignità dell’uomo, perseguendo nel contempo il senso di giustizia che deve caratterizzare le istituzioni.

Per chi crede, si aggiunge la necessità di osservare il contenuto della Rivelazione. Su questi temi, la Parola di Dio è limpida ed illuminate: “Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò, maschio e femmina li creò” (Gen 1, 27).
Alle domande fondamentali la Chiesa risponde con messaggi precisi che, oltre a comporre in modo armonico antropologia e bene comune, rispettano nel profondo la dignità dell’uomo; allo stesso tempo vengono elevate le relazioni primarie, uomo-donna e genitori-figli, verso un orizzonte che apre al trascendente, collocando l’amore umano e l’apertura alla vita nel mirabile piano dell’amore divino. Basti ripercorrere le splendide pagine della “Gaudium et Spes” (nn. 48 – 52), l’enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI, la “Familiaris Consortio” di S. Giovanni Paolo II, i due recenti Sinodi sulla famiglia del 2014 e 2015. Tra tutte le Carte dei diritti, solo la Santa Sede, già nel 1983, attraverso il Pontificio Consiglio per la famiglia ha indicato con coraggio e chiarezza i diritti che vanno riconosciuti alla cellula fondamentale della società. Papa Francesco, con le sue catechesi sta avvalorando con costanza quanto la Chiesa propone a tutti gli uomini di buona volontà, ribadendo anche con lampante semplicità che “non può esserci confusione tra la famiglia voluta da Dio e ogni altro tipo di unione”. Il messaggio che troviamo è finanche disarmante: i bambini hanno bisogno di un papà e di una mamma, la famiglia nasce e trova la sua adeguata collocazione a partire dal matrimonio, che da Gesù è stato elevato alla dignità di sacramento.

La “Carta dei valori” dell’Associazione Nazionale Famiglie Numerose richiama in modo limpido e risoluto quanto è da sempre costitutivo della bellezza di ogni famiglia. E’ paradossale che in un mondo sempre più complesso e tecnologico le cose semplici e ovvie debbano essere sempre meglio argomentate e motivate. Per capire cos’è la famiglia, non servono studi di alta teologia: lo sanno i bambini, lo comprende facilmente la ragione e lo esprime da sempre la vita dei popoli della terra. I valori ad essa sottesa, i nostri nonni li vivevano senza doverli spiegare, erano la natura e la fede a dar loro motivi e senso. Pare che oggi sia perfino necessario da parte della Chiesa ricordare quanto è stato sancito dalla Carta Costituzionale (artt. 29, 30 e 31); e ribadire che giustizia non significa dare a tutti le stesse cose, ma che ad ognuno va dato ciò che gli spetta e che trattare in modo uguale cose diverse è una delle più subdole forme di ingiustizia. Allora non dobbiamo stancarci di ricordare che il figlio non è un diritto, ma è un dono, che le leggi si devono porre dalla parte del più debole, che la famiglia pre-esiste allo Stato e al diritto, che il matrimonio non è solo un fatto privato, che la natura ha leggi che vanno rispettate. Spiace riconoscere che per la miopìa di una certa politica le argomentazioni non sappiano andar oltre agli slogan “basta l’amore”, “tutti hanno diritto”, “siamo il fanalino di coda”.

Non è vero però che tutta l’Europa plaude al ddl Cirinnà. Oltre all’ottima riuscita del Family day dello scorso 30 gennaio, di segnali ce ne sono altri: se già nel 2013 la Croazia ha voluto sancire a livello costituzionale che il matrimonio è tra un uomo ed una donna, nel dicembre dello scorso anno la Slovenia ha detto “no” ai matrimoni gay e all’adozione per le coppie omosessuali; a Parigi, il 2 febbraio è stata lanciata la campagna per l’abolizione universale della maternità surrogata. Sono Paesi confinanti e non certo arretrati. A livello europeo nel dicembre dello scorso anno è stata lanciata la lodevole iniziativa “Mum, dad & kids” con lo scopo di ribadire i fondamenti su famiglia e genitorialità; sarà necessario raccogliere almeno un milione di firme (come tre anni fa, ai tempi della campagna “Uno di noi” in difesa dell’embrione).

Le pressioni in senso contrario sono forti e ben organizzate; forse i cristiani e chi difende la famiglia sono chiamati a diventare minoranza. La testimonianza di fede, la vita concreta ed il sapere di non essere soli saranno probabilmente gli unici elementi ai quali potremo far riferimento, meglio se inseriti nella vita delle nostre comunità cristiane e nei luoghi ove la famiglia viene accolta, riconosciuta e sostenuta.
La politica se ne potrà accorgere?

 

Cinzia e G. Marco Campeotto
Coordinatori provincia di Udine