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“Favorire natalità e immigrazione per cogliere la sfida demografica”, adesso lo dice l’UE

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Nel 2050 il tasso di dipendenza ovvero il numero delle persone con oltre 65 anni rispetto al nomero di persone tra i 14 e i 65 anni sarà del 53% (oggi é del 25%) . Basta questa previsione scioccante per rendersi conto che il problema della danatalità e dell’invecchiamento della popolazione in Europa non é più ignorabile. Davanti a queste cifre il Parlamento Europeo chiede agli stati membri servizi e manovre per favorire natalità, genitorialità, conciliazione famiglia lavoro, natalità. Scarsa eco sulla nostra stampa e tra i nostri politici della raccomandazione europea, che pure ricorda come “una società che pone i minori al centro delle sue politiche «è il presupposto fondamentale per un aumento del tasso di natalità»”.


Relazione sul futuro demografico dell’Europa
Favorire natalità e immigrazione per cogliere la sfida demografica

I cambiamenti demografici nell’UE sono preoccupanti, ma non irreversibili. Il Parlamento chiede di promuovere la natalità con servizi alle famiglie e misure a favore della genitorialità e delle lavoratrici, incluse misure contro le discriminazioni delle madri. Occorre poi agevolare le carriere dei cinquantenni e il lavoro dopo l’età della pensione, ammodernando i regimi pensionistici, garantendo la solidarietà generazionale e pensioni decenti. E’ poi necessaria una politica UE dell’immigrazione.

L’età media della popolazione europea potrebbe passare da 39 anni nel 2004 a 49 anni nel 2050. A quella data, infatti, il numero dei giovani di età compresa fra 0 e 14 anni passerà da 100 milioni (indice 1975) a 66 milioni, mentre il numero degli anziani di oltre 80 anni passerà dal 4,1% nel 2005 all’11,4%. La popolazione in età lavorativa scenderebbe a 268 milioni e la media europea del tasso di dipendenza anziani (il numero di persone con più di 65 anni diviso per il numero di persone fra i 14 e i 65 anni) passerebbe dal 25% del 2004 al 53% nel 2050. Nel frattempo l’importanza relativa della popolazione europea a livello mondiale passerebbe dal 15% del secolo scorso al 5% nel 2050.

Approvando la relazione di Françoise CASTEX (PSE, FR), il Parlamento prende nota «con preoccupazione» di queste proiezioni demografiche, ma sottolinea che queste «non sono previsioni irreversibili», bensì costituiscono dei «seri segnali d’allarme». Segnali di cui tener conto «per preparare, sin d’ora, le risposte di domani, mantenere la competitività, un’economia sostenibile, la coesione sociale, la solidarietà tra le generazioni e il modello sociale europeo». I deputati, peraltro, ricordano che le due principali cause dei cambiamenti demografici, ovvero il calo del tasso di natalità e l’invecchiamento della popolazione, «sono frutto del progresso».

Più sostegni alle famiglie per aumentare la natalità

Il Parlamento sottolinea che il controllo della fertilità da parte della donna «è il risultato della sua emancipazione e va di pari passo con l’aumento del livello d’istruzione delle giovani donne e con la partecipazione delle donne alla vita attiva e alle responsabilità pubbliche». E questo deve essere considerato come «una conquista irreversibile per l’umanità». Ma il tasso medio di natalità (1,5%) «anormalmente basso» nell’Unione «non è imputabile alla sola volontà delle donne, né riflette le aspirazioni dei cittadini europei a fondare una famiglia».

Il calo allarmante di natalità, per i deputati, è infatti legato alla difficoltà di conciliare vita professionale e vita familiare a causa della mancanza di strutture di custodia per i bambini in tenera età e di sostegni socioeconomici alle famiglie e all’occupazione delle donne. Riconoscendo che una società che pone i minori al centro delle sue politiche «è il presupposto fondamentale per un aumento del tasso di natalità», ritengono possibile modificare le curve di natalità con politiche pubbliche concertate.

Gli Stati membri sono pertanto sollecitati a adottare misure volte alla creazione di strutture di custodia dei bambini, di buona qualità e a prezzi accessibili. Tali strutture, precisano i deputati, devono essere considerate «servizi universali, a disposizione di tutti quanti ne necessitino». Di conseguenza, raccomandano di conciliare gli investimenti pubblici e privati nel settore dell’assistenza all’infanzia e nel sistema di istruzione prescolare.

Il Parlamento invita poi gli Stati membri a esaminare la possibilità di riconoscere la durata del servizio, la sicurezza sociale e i diritti pensionistici ai familiari che svolgono il lavoro informale di assistenza all’infanzia. Occorre inoltre adottare azioni positive a favore della genitorialità, come diritti supplementari alla pensione e sgravi fiscali per la creazione di asili nido aziendali e concedere un aiuto mirato ai giovani genitori che proseguono la loro formazione e i loro studi.

Il Parlamento invita poi gli Stati membri ad ispirarsi alle migliori pratiche per quanto riguarda la durata dei congedi di maternità, nonché per quanto riguarda i congedi parentali, le cure e l’accompagnamento prenatale, la garanzia di reddito durante la gravidanza e la reintegrazione nello stesso posto di lavoro. Gli Stati membri dovrebbero inoltre trasporre la direttiva UE sulla promozione della sicurezza e della salute sul lavoro delle lavoratrici gestanti, puerpere o in periodo di allettamento e adottare, nell’ambito della stessa direttiva, misure contro i datori di lavoro che discriminano direttamente o indirettamente le lavoratrici che desiderano la maternità. Ma occorre anche prendere in considerazione misure che, dopo il parto, offrano una protezione e un sostegno specifici, in particolare alle giovani madri sole.

Inoltre, evidenziando «l’enorme disparità» tra uomini e donne per quanto riguarda l’importo medio della pensione, i deputati chiedono agli Stati membri di adottare misure affinché l’interruzione dell’attività professionale per maternità e congedi parentali «cessi di rappresentare una penalizzazione nel calcolo dei diritti pensionistici». Incoraggiano poi gli Stati membri a prevedere bonifici nelle pensioni in funzione del numero di bambini allevati e a riconoscere il ruolo dell’assistenza alla persona nella società.

Nel sottolineare che «i modelli familiari stanno cambiando», il Parlamento chiede alla Commissione e agli Stati membri di «tenere seriamente conto di tale realtà» all’atto di elaborare e attuare le loro politiche. Inoltre, nel porre in luce l’esigenza di migliorare la legislazione europea a favore della protezione della paternità, sollecita misure specifiche per agevolare una maggiore partecipazione dei padri nella vita familiare sviluppando il diritto ai congedi di paternità e la promozione dei diritti dei padri per quanto concerne l’educazione e l’affidamento dei figli, in particolare in caso di separazione e di divorzio.

La Commissione è anche invitata a prendere in considerazione il delicato problema della sterilità «che riguarda le donne, coniugate o meno, o le coppie». Ma, accogliendo un emendamento del PPE/DE, il Parlamento ha soppresso un paragrafo che chiedeva a tutti gli Stati membri di riconoscere la sterilità e di rimborsarne il trattamento medico e psicologico. Nel rilevare poi che l’infertilità è una patologia riconosciuta dall’OMS, i deputati chiedono che sia garantito il diritto delle coppie «all’accesso universale a trattamenti contro l’infertilità». Ma l’Aula ha soppresso, come richiesto dal PPE/DE, l’analoga richiesta per «la procreazione medicalmente assistita» da garantire adottando misure volte a ridurre gli ostacoli finanziari e di altro tipo.

Sempre su suggerimento del PPE/DE, è stato soppresso il paragrafo che sottolineava la necessità di trattare la questione dell’adozione, proponendo alle coppie questa soluzione in ogni momento del trattamento contro la sterilità, come alternativa al trattamento stesso, e che invitava gli Stati membri ad aumentare l’età per l’adozione legale. I deputati invitano, tuttavia, gli Stati membri a facilitare l’affidamento a famiglie di accoglienza dei bambini vittime di maltrattamenti, orfani o allevati da istituzioni specializzate. E sostengono la necessità di riflettere a livello europeo sulle procedure di adozione dei bambini originari di Stati membri o di paesi terzi.

Promuovere la carriera degli ultracinquantenni e il lavoro dopo l’età della pensione

Il Parlamento chiede un approccio globale e qualitativo delle risorse umane e propone di definire un “ciclo della vita attiva” coniugando la formazione, l’apprendimento permanente e la valorizzazione delle conoscenze e delle qualifiche formali ed informali, come anche delle carriere, dall’inizio alla fine della vita lavorativa.

Sollecita quindi una riforma della gestione attuale delle risorse umane in Europa e, in particolare, una riforma radicale della gestione delle carriere dei salariati anziani. Questi sono infatti penalizzati dopo i 50 anni, mediante discriminazioni all’assunzione o un accesso limitato alla formazione, il non riconoscimento dell’esperienza acquisita e la rarità delle promozioni professionali. Invita anche gli Stati membri a lanciare un maggior numero di programmi governativi miranti a promuovere l’occupazione degli anziani e misure per favorire il prolungamento dell’attività lavorativa di coloro che lo desiderano.

Pur ricordando che il principio dell’età legale per il pensionamento «costituisce una conquista dei modelli sociali europei», il Parlamento ritiene che, d’intesa con le parti sociali, gli Stati membri dovrebbero promuovere nel rispetto delle tradizioni nazionali, e non impedire, la fissazione di norme ed accordi che consentano di prolungare la vita attiva, su base volontaria, al di là dell’età legale per la pensione stabilita a livello nazionale. Occorre anche esplorare le possibilità di tempo parziale, orario di lavoro modificato, telelavoro e lavoro condiviso e creare una forma innovativa di pensionamento progressivo. Sulla base della contrattazione collettiva autonoma o in consultazione con i comitati aziendali, va diminuito quanto prima il ricorso delle imprese ai prepensionamenti.

I deputati incoraggiano poi gli investimenti nell’istruzione e nella formazione per aumentare il livello di preparazione di base di tutti e lo sviluppo di misure di sostegno all’inserimento professionale iniziale dei giovani e al reinserimento professionale dei lavoratori anziani. Sottolineano, peraltro che il lavoro a tempo parziale «rappresenta uno strumento intermedio utile ai fini del reinserimento sul mercato del lavoro», soprattutto nelle imprese più piccole. Chiedono poi Commissione e agli Stati membri di affrontare con urgenza la questione degli aiuti all’occupazione, «considerato l’aumento dell’età pensionabile previsto in molti Stati membri».

Allo stesso tempo, approvando un emendamento proposto da Carlo FATUZZO (PPE/DE, IT), il Parlamento afferma che è giunto il tempo di affrontare il problema dello stress dei pensionati, e cioè «le sensazioni di depressione, inutilità e nullità sentite dai lavoratori pochi giorni dopo l’inizio della pensione, quando si considerano inutili, abbandonati, soli e senza futuro».

Garantire la solidarietà fra le generazioni

La maggiore speranza di vita è «un dato positivo». I deputati che gli Stati membri si premuniscano contro il rischio di povertà dei pensionati «cui mancano i mezzi per permettersi un alloggio, curarsi e giungere al termine della vita in maniera dignitosa». Allo stesso tempo occorre ammodernare i regimi pensionistici per assicurare la loro sostenibilità finanziaria e consentire loro di assorbire gli effetti dell’invecchiamento della popolazione. Gli Stati membri sono quindi invitati a riflettere in modo coordinato sulle possibili riforme «che potrebbero garantire la sostenibilità nel tempo dei sistemi pensionistici e di protezione sociale».

Il Parlamento, d’altra parte, ricorda che il principio di solidarietà fra le generazioni si fonda sul fatto che la popolazione attiva si fa carico dei costi per la protezione e la salute della popolazione non attiva (bambini, giovani, persone dipendenti e anziani). Insiste quindi affinché tale principio «venga mantenuto nonostante il prevedibile squilibrio demografico». In proposito, invita gli Stati membri ad applicare misure più rigorose contro il mancato pagamento delle tasse e dei contributi per l’assistenza sociale al fine di garantire la sostenibilità dei sistemi pensionistici. Li incoraggia inoltre a mantenere la parità di bilancio nei rispettivi sistemi pensionistici.

Favorire l’immigrazione

Il Parlamento rileva che il ricorso all’immigrazione «è, e continuerà ad essere», uno degli elementi della demografia dell’Unione europea e potrebbe fornire un apporto positivo dal punto di vista economico, sociale e culturale». Chiede pertanto alla Commissione, agli Stati membri e alle parti sociali «di sviluppare un approccio sereno e ragionato» dell’immigrazione in modo da contrastare le opinioni e gli atteggiamenti xenofobi e razzisti e promuovere la completa ed effettiva integrazione dei migranti nella società. Per i deputati, soprattutto nelle regioni a forte emigrazione, l’integrazione dei migranti è «una misura politica strategicamente importante» per frenare l’impatto negativo del cambiamento demografico.

Sottolineano inoltre la necessità di definire le politiche in materia di immigrazione e di coordinarle fra gli Stati membri, garantendo agli immigrati parità di condizioni di vita e di lavoro. Nel chiedere alla Commissione di presentare nei tempi più brevi una strategia e misure specifiche per l’immigrazione economica, incoraggiano gli Stati membri a espandere le loro misure di integrazione a favore degli immigranti e permettere ai familiari di un lavoratore migrante di ottenere un permesso di soggiorno e, se necessario, un permesso di lavoro. Occorre inoltre garantire la loro sicurezza giuridica e sociale lottando risolutamente conto le organizzazioni clandestine e sanzionando i datori di lavoro che si avvalgono del lavoro illegale.

Infine, i deputati chiedono di assistere le regioni europee interessate dall’emigrazione netta garantendo un alto livello di servizi di interesse generale, di accessibilità e di tutelare la partecipazione economica e le competenze, in particolare nelle isole, nelle zone di frontiera, nelle regioni di montagna e nelle altre aree lontane dai centri popolati.

18/02/2008
Françoise CASTEX (PSE, FR)
Relazione sul futuro demografico dell’Europa
Procedura: Iniziativa
Dibattito: 20.2.2008
Votazione: 21.2.2008

http://www.europarl.europa.eu/news/expert/infopress_page/047-21954-049-02-08-908-20080221IPR21951-18-02-2008-2008-false/default_it.htm