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esperienze d’affido: Jasmine

esperienze d’affido: Jasmine

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Tutto ha avuto inizio circa due anni fa quando una mattina la Roberta mi ha chiesto di tenere Dario – suo figlio – mentre lei faceva dei lavori, e chiacchierando mi propone di prendere “in comunione” un bambino in affido, esperienza che loro come famiglia avevano già fatto, ma che al momento non se la sentivano di rifare da soli.
A questa domanda ho subito risposto di no, come avrei potuto fare con il lavoro? Un bambino avrebbe sconvolto l’equilibrio della mia famiglia, io ho due figli grandi e autonomi….
Ho avuto un grande timore, e non ho condiviso questa richiesta nemmeno con mio marito.
Ha avuto inizio comunque in me una frequente e costante inquietudine, soprattutto durante i momenti di preghiera e di adorazione mi veniva spesso in mente questa richiesta; cosa rispondo a Gesù quando nel vangelo mi parla di accoglienza, di amore al prossimo, di carità….
Dopo un po’ ho deciso di parlarne con mio marito, e anche lui si è mostrato subito timoroso, ed ha manifestato la necessità – nel caso avessimo accettato – di restare a casa dal lavoro, e allora il discorso è rimasto nel vuoto.
Poi, un anno fa, la Roberta mi rifà la stessa proposta, stavolta concreta, in quanto a lei era stato chiesto di accogliere due gemelli. E’ stato allora che io e Ennio abbiamo condiviso questa richiesta con i figli, e, con grande stupore, abbiamo avuto una risposta gioiosa e positiva da parte di nostra figlia, diciottenne. La gioia e l’entusiasmo di Elisabetta ci hanno aperto il cuore, dandoci la forza di rispondere di sì. Ma ahimè, i due gemelli nel frattempo erano già stati affidati.
Dopo un po’ arriva la richiesta di ospitare Jasmine, una bimba marocchina di tre mesi. Mia figlia ne è stata subito entusiasta e ci ha portato ad accettare l’accoglienza, anche se non nascondo il timore mio e di Ennio : dopo diciotto anni dalla nostra ultima figlia saremmo stati in grado di accudire una bimba così piccola? Saremmo riusciti ad amarla con quell’amore gratuito indispensabile per una bimba che poi comunque non sarebbe rimasta con noi? Avevamo paura di essere inadeguati….ma a queste paure riuscivamo a trovare risposta con una forza strana e incomprensibile che sentivamo dentro.
Finalmente arriva Jasmine, e quando l’ho vista, e mi ha subito sorriso, e mi ha guardato con quegli occhi neri e grandi che chiedevano solo di essere amata, mi si è aperto il cuore, e tutte le mie ansie e i miei timori sono svaniti.
Il Signore opera sempre e comunque, anche s e noi a volte respingiamo il suo intervento in nome di false sicurezze e di un benessere solo apparente.
Subito è stata messa in atto una riorganizzazione famigliare da parte di tutti; la notte Jasmine dormiva con mia figlia, che si alzava quando piangeva, e l’accudiva con amore e tenerezza, senza alcun brontolamento.
L’arrivo di questa bimba ci ha fatto scoprire delle doti dei nostri figli finora a noi nascoste; c’è stata la massima collaborazione, loro erano sempre pronti e disponibili per aiutarci a gestire il menage famigliare che aveva subito un così forte cambiamento.
Questo per noi è stato un grosso dono, perché ci ha aiutato ad affrontare un periodo particolare di difficile rapporto tra genitori e figli.
Abbiamo amato Jasmine come una figlia e una sorella, abbiamo cercato di coinvolgere in questa esperienza amici e parenti, in modo da sensibilizzare anche altre famiglie sul dono grande che è l’affido.
Dal mese iniziale abbiamo tenuto Jasmine per circa tre mesi, e quando è stata individuata dal tribunale la famiglia disponibile all’adozione siamo stati presi da grande gioia perché lei finalmente trovava una sistemazione definitiva, ma dall’altra parte siamo stati invasi da tanta tristezza perché ci eravamo molto affezionati a lei.
E’ stato sufficiente però vedere la gioia dei due sposi senza figli che l’hanno accolta per lenire il nostro dolore: finalmente avevano una figlia, per loro un immenso dono di Dio.
Questa esperienza ci ha dato tanto :
la scoperta di riuscire ad amare una creatura che, se anche non è tua di sangue è comunque tua perché figlia di Dio;
lo scoprire doti di ogni componente della famiglia finora nascoste;
lo scoprire che Dio, se ti chiede qualcosa, poi non ti lascia solo, ti accompagna e ti dà la forza per affrontare eventuali difficoltà e dubbi.
La vita è un immenso dono e dobbiamo tutelarla in ogni modo, aiutando quelle mamme che per qualsiasi motivo non possono o non vogliono tenere i figli, figli che, a loro volta, hanno ogni diritto di essere amati e aiutati.

Romana