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EESC: “UN COORDINAMENTO PER UNA POLITICA FAMILIARE EUROPEA”

EESC: “UN COORDINAMENTO PER UNA POLITICA FAMILIARE EUROPEA”

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Presentato a Bruxelles il parere della EESC, La Commissione Economica e Sociale Europea che era stata chiamata ad elaborare. dall’ambasciatore Péter GYÖRKÖS , a nome della presidenza ungherese e conformemente all’articolo 304 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, un parere esplorativo sul tema:

Il ruolo della politica della famiglia nel processo di cambiamento demografico: condividere le buone pratiche tra gli Stati membri. (in allegato)


Il documento, che non ci risulta essere stato commentato dalla stampa italiana, traccia un quadro generale della necessità di contrastare la denatalità e l’invecchiamento della popolazione europea con politiche familiari che per avere successo devono essere permanenti, valorizzanti e attente alle famiglie numerose.
Diverse per forme e isipirazioni, le politiche familiari europee hanno un obiettivo comune: sostenere le famiglie e possono rendere uno Stato o una regione ambiente favorevole allo sviluppo delle famiglie. Scopo della raccomandazione non è tanto chiedere politiche familiari uguali in tutta Europa, quanto stabilire l’importanza di indirizzare nel segno della famiglia le politiche dei singoli Stati membri , creando le giuste opportunità per formare una famiglia e mettere al mondo i figli desiderati, nella convinzione che sia compito dello Stato tutelare il capitale sociale che si crea in famiglia, “fondamentale all’edificazione dell’intero edificio sociale”.
Il parere della EESC mostra un’Europa fatta di forti contrasti; 18 stati membri hanno un saldo naturale positivo (le nascite superano i decessi), in nove ( Portogallo, Estonia, Italia, Lettonia, Lituania, Ungheria, Romania, Bulgaria e Germania) dove i decessi superano le nascite. E’ naturale allora chiedersi cosa provoca queste differenze e cosa significano politiche familiari nelle nazioni dove la natalità non è un problema
Il veloce esame delle politiche familiairi nei paesi “virtuosi” , dai paesi scandinavi alla Francia, fa risaltare le differenze culturali ma anche alcuni punti fermi che rendono efficaci le politiche familiari: la creazione di meccanismi di conciliazione famiglia lavoro, la continuità, al di là delle alternanze politiche al governo, la prevenzione della povertà, il riconoscimento del ruolo sociale della famiglia e l’attenzione alla specificità delle famiglie numerose, che diventa punto fondamentale degl iinterventi pro famiglia.
Davanti a tre possibili scenari, dal più catastrofico di un imminente inverno demografico, al possibile, in base ai dati attuali, quadro di diminuzione in seguito al progressivo invecchiamento, l’EESC sceglie l’ottimismo di una primavera demografica che torna a fare dell’Europa un posto appetibile per nascere, vivere e crescere.
Come? Se l’Unione Europea non ha potere di legiferare in campo di politiche sociali, può però agire negli ambiti della Conciliazione famiglia/lavoro,parità professionale tra uomini e donne, protezione e sviluppo dell’infanzia, può mettere in rete le buone prassi e le conoscenze dei singoli stati, sviluppare e finanziare iniziative profamiglia. In quest’ottica , il EESC raccomanda la creazione di un coordinamento per la raccolta di studi e buone pratiche e definire una politca globale, linee di azione e piste di studio con la partecipazione attiva delle associazioni familiari
Ma le politiche famiiairi in senso stretto non bastano: la fiducia nell’avvenire, si legge nel report, si basa anche su politiche abitative e occupazionali che diano stabilità e aiutino a impegnarsi in un progetto familiare. Infine una proposta: proclamare il 2014 ANNO EUROPEO DELLA FAMIGLIA e il ventennale dell’anno internazionale della famiglia delel Nazioni Unite. “I governi sono responsabili della speranza che nutrono le rispettive popolazioni; sta in questo la grandezza, e anche il peso, della loro missione.”

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ces804-2011_ac_it.doc