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Dimenticare Firenze. Alle famiglie poco o nulla

Dimenticare Firenze. Alle famiglie poco o nulla

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«Ho deciso che due terzi del tesoretto andranno alle famiglie con figli e agli anziani». Così il premier Prodi, sabato 26 maggio, alla Conferenza della famiglia di Firenze, durante una sorta di «question time» in cui sedeva anche una corposa pattuglia di ministri, tra i quali Rosy Bindi e Tommaso Padoa-Schioppa. Quel giorno andava in onda l’ennesima puntata del Tesoretto, ovvero dell’extragettito proveniente dal surplus di entrate fiscali. Un gruzzoletto variabile (la cifra cambiava continuamente, quasi ogni giorno, come un palinsesto), ma, se dobbiamo stare alle ultime dichiarazioni, quantificabile in 2,5 miliardi euro. A chi destinarlo? «Il tesoretto a chi lo do?».
Come certe vincite al superenalotto, vale a dire del tutto inaspettate, il tesoretto è stato bramato e richiesto da molti pretendenti che si sono materializzati non appena il governo ne ha fatto luccicare lo scrigno nell’aere mediatico. Il tesoretto fa gola a molti. Molti altri, anche a livello istituzionale, si sentono in dovere di indirizzarne la destinazione. Lo pretendono gli imprenditori, per abbassare la pressione fiscale, costruire infrastrutture e favorire la ripresa; lo reclamano i pensionati e i sindacati, per abbattere il famigerato «scalone»; lo hanno chiesto le famiglie per improntare una seria politica fiscale mirante a favorire chi ha più figli; lo vorrebbe il ministro della Pubblica istruzione, per finanziare i progetti scolastici, e il ministro dell’Università, per la ricerca. L’Unione europea fa pressioni affinché venga utilizzato per ridurre il debito pubblico e per coprire il disavanzo. Lo stesso ci ha consigliato la Banca centrale europea. Questo il riassunto delle puntate precedenti.
Va solo aggiunto che il ministro Padoa-Schioppa ha sintetizzato dicendo che le richieste sono «inquietanti» e vanno tre o quattro volte oltre la disponibilità effettiva. Il tesoretto ha anche rischiato di perdersi in una miriade di rivoli, visto l’esercito quanto mai eterogeneo di pretendenti, anche per il riflesso della varietà politica della coalizione dell’Unione e dei relativi interessi sociali rappresentati.
L’ultimo colpo di scena è arrivato ieri pomeriggio, quando il ministro Damiano ha annunciato pubblicamente che il governo stanzierà metà dei fondi del tesoretto (1,3 miliardi) per rivalutare le pensioni basse. Una redistribuzione di risorse che riguarda due milioni di cittadini. Altri 600 milioni saranno destinati ai giovani. Stando così le cose, Prodi sembra aver mantenuto la promessa di Firenze, ma solo a metà. La destinazione di risorse del tesoretto alla voce «famiglie numerose» non è pervenuta. Ma anche se questo dato venisse smentito, alle famiglie non rimarrebbe molto.
Oltretutto l’altro ieri Prodi, parlando di tesoretto, indicava queste priorità: pensioni, casa, ricerca, infrastrutture, sicurezza. Non appare la voce «famiglia», né come finanziamenti, né come politiche familiari (pur essendo indirettamente la casa parte di una politica familiare). Non si parla di quegli assegni per gli aiuti alle famiglie, indipendentemente dallo status lavorativo dei genitori, di cui ha parlato recentemente Rosy Bindi.
Dunque, a meno di essere smentiti dai fatti, le promesse di Firenze sono state mantenute fino a un certo punto: nelle misure di «equità sociale» ci sono gli anziani, mancano le famiglie, nè quelle numerose, nè quelle meno numerose. Nulla è stato fatto per colmare il ritardo sulle politiche familiari. La partita non è finita. Si chiuderà probabilmente tra una decina di giorni, quando inizierà la discussione per l’elaborazione finale del Documento di programmazione economico-finanziaria. Ma al momento Firenze sembra davvero lontana, nello spazio e nel tempo. Ancora di più la piazza San Giovanni del Family day.
Francesco Anfossi

Eco di Bergamo