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da leggere: “Il tempo della fioritura” di J.H.Matlary

da leggere: “Il tempo della fioritura” di J.H.Matlary

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Sono passati ormai quasi 10 anni da quando una donna norvegese, Janne Haaland Matlary, pubblicò questo libro, tradotto ed edito anche in Italia.
E’ estremamente interessante scoprire che il percorso che stiamo facendo in Italia è già stato fatto nei paesi del nord diversi anni fa: una via di uscita al drammatico calo demografico italiano c’è, bisogna solo volerlo fare e proporlo ai nostri politici.
Vi proponiamo un capitolo del libro, che in maniera semplice testimonia l’esperienza di questa donna, moglie e madre, che ha avuto l’occasione di rendersi veramente utile mettendo la sua esperienza a disposizione del suo paese.
Buona lettura!

UNA TEMPESTA IDEOLOGICA: L’INTERVENTO DELLO STATO A FAVORE DEL LAVORO PER I FIGLI

Tratto da: Jeanne Haaland Matlary:
IL TEMPO DELLA FIORITURA ed. Mondadori – Leonardo 1999

“In Scandinavia, l’aiuto generoso durante il primo anno di vita del bambino e il fatto che la donna possa contare su un insieme di diritti legati alla maternità rappresentano secondo me la spiegazione principale del perché abbiamo molti figli. La “doppia pressione” della maternità e del lavoro fuori casa è temporaneamente alleviata dal lungo congedo per maternità, e ciò permette di mantenere costante il livello del reddito familiare, almeno per un certo periodo.
In seguito, quando la madre deve o desidera tornare al lavoro fuori casa, lo stress e i problemi saltano fuori. Molte madri, se non tutte, vorrebbero sinceramente restare a casa con il figio piccolo senza doverlo affidare alle cure di qualcun altro quando ha solo un anno. Io ho sempre avuto la fortuna di svolgere un lavoro, quello universitario, che permette una certa flessibilità, ma al rientro dal congedo per maternità è importante far capire che si è tornate nell’ambito professionale, per non essere tagliate fuori dai concorrenti (soprattutto maschi).
Per una madre è un dilemma terribile: non può restare a casa con il bambino a causa delle pressioni del sistema e tuttavia vorrebbe ardentemente farlo, almeno questa è la situazione di moltissime donne. Una donna in realtà non smette mai di dibattersi in questo dilemma, ma quando il bambino è molto piccolo è ancora più urgente risolverlo.
Se penso alla mia esperienza, ritengo che la cosa migliore, per la madre e per il bambino, sia trascorrere molto tempo insieme durante i primi anni di vita del piccolo. Ma devo ammettere che, se fossi rimasta a casa, il mio lavoro mi sarebbe mancato moltissimo. Comunque si risolva questo dilemma nei casi individuali, è importante che ci sia una POSSIBILITA’ DI SCELTA garantita da una certa flessibilità.
Se la madre ha un impiego fuori casa, il sistema scandinavo è ottimo nel primo anno di vita del figlio, ma dopo questo periodo non offre possibilità di scelta.
Nel 1997 è accaduto un fatto significativo: in Norvegia è stato formato un nuovo governo, e io vi sono entrata in qualità di donna politica. Si trattava di
una coalizione nella quale il mio partito, i cristiano-democratici, aveva la maggioranza.
Uno dei punti principali del nostro programma era da anni quello di ridare alle famiglie la possibilità economica di scegliere tra l’asilo nido pubblico e altre forme di assistenza ei figli, come per esempio rimanere a casa quando i bambini sono piccoli. Tale proposta, denominata “Sussidio contante per i figli”, consisteva semplicemente nel versare ai genitori la stessa somma che l’asilo nido punnlico riceve in sussidi dallo stato, circa 6000 dollari all’anno per ogni bambino. Noi volevamo corrispondere questa somma direttamente ai genitori, in modo che, se loro stessi avessero lavorato per i figli, avrebbero potuto trattenerla.
Il sussidio introduceva una libertà di scelta, niente di più, niente di meno. Eppure la nostra campagna nel 1997/1998 per far approvare la proposta ha suscitato tra le donne norvegesi il dibattito ideologico più acceso dall’avvento del femminismo, negli anni Settanta. Il progetto di legge è stato finalmente approvato nella primavera del 1998, nonostante le “vecchie” femministe fossero furibonde e ci accusassero di voler “ricacciare le donne in cucina” e riportare l’emancipazione al punto di partenza. Le dirigenti del femminismo socialdemocratico in Norvegia erano così adirate da non voler nemmeno discutere l’idea di offrire ai genitori la libertà di scegliere come allevare i figli. La loro visione dogmatica vuole che tutte le donne lavorino fuori casa e considera gli asili nido la scelta migliore per i figli, preferibile alle cure in casa da parte di un genitore. Permettere ai genitori con bambini fino ai tre anni di età di scegliere, offrendo loro la possibilità di stare a casa quando i figli sono molto piccoli, mi sembra una buona idea. Sbaglio?
Buon senso e flessibilità.
Invece no.
Era del tutto inaccettabile per quelle che in Norvegia si chiamano femministe. Con una reazione dura, del tutto sproporzionata rispetto alla proposta, si rifiutavano di accettare che le donne, e immagino anche gli uomini, potessero lavorare in casa per i figli. Secondo loro, si trattava id un passo indietro verso l’età della pietra.
Dovremmo tutte lavorare fuori casa e i nostri figli dovrebbero tutti stare al nido. E basta! Questo tipo di ideologia socialista è profondamente antifamiliare, ma rappresenta anche l’opinione prevalente tra molte femministe di altri stati.
Comunque, alla fine ce l’abbiamo fatta: in Norvegia i genitori oggi ricevono 6000 dollari per ogni figlio sino al compimento del terzo anno di età, a meno che non scelgano l’asilo nido, e sono così veramente liberi di cercare il modo migliore per prendersi cura dei figli.”


Breve accenno biografico sull’autrice:

Janne Haaland Matlary è docente di politica internazionale nel dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Oslo. Tra il 1997 e il 2000 è stata viceministro degli esteri della Norvegia. Ha fatto parte della delegazione della Santa Sede alla Conferenza dell’Onu sulla donna tenuta nel 1995 a Pechino.
Haaland non è nemmeno nata cattolica. S’è convertita tardi, dopo una gioventù da agnostica. È passata attraverso il femminismo, che ha poi ripensato del tutto ispirandosi a una sua connazionale d’inizio secolo, anch’essa convertita al cattolicesimo e femminista a modo suo: la scrittrice Sigrid Undset, premio Nobel per la letteratura nel 1928.
Sul diritto d’aborto Haaland sostiene che «la sua legalizzazione è pura tirannia della maggioranza, l’inizio della fine della democrazia liberale». Non basta dire che spetta alle donne decidere del loro corpo: «perché neppure con uno sforzo di fantasia questo può includere il corpo del nascituro».
Haaland è sposata e ha quattro figli. Sostiene con fervore la tesi che «la maternità è l’essenza del femminile». Anche grazie a lei e al suo partito, il Cristiano popolare, dall’anno scorso in Norvegia una mamma con bambini fino a tre anni può scegliere se lavorare e mandarli al nido oppure starsene a casa con loro. In questo caso ricevendo lei la somma che lo Stato spenderebbe per accudire a ogni suo bambino: un milione tondo al mese.