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C’è un tesoretto da 5 miliardi. La scelta tra giovani e famiglia

C’è un tesoretto da 5 miliardi. La scelta tra giovani e famiglia

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Manovra blindata, via l’Iva e deficit giù all’1,7
Mattarella: stabilità per risanamento e crescita

Il miglioramento delle stime sulla crescita ha un impatto concreto sulla legge di bilancio per il 2018. Se il Pil 2017 è più alto del previsto, diminuiscono i soldi da trovare per far quadrare i conti. E questa è una buona notizia. Perciò da giorni Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni accumulano appelli su appelli per tenere la manovra al riparo dalla campagna elettorale e chiudere la legislatura in una relativa serenità. «La strada – ha detto ieri il capo dello Stato agli ambasciatori – è quella di un sano equilibrio tra riforme e riduzione del debito, consapevoli del rapporto esistente tra risanamento e crescita ». Un’indicazione di rotta per non vanificare «la fase di ripresa del Paese»: dopo «anni di crisi economica e di stagnazione, grazie ad uno sforzo congiunto che ha fatto leva, prima di tutto, sui sacrifici degli italiani, il Paese ha registrato una graduale inversione di tendenza che ha assunto, negli ultimi mesi, un ritmo finalmente più consistente». Ora però, conclude Mattarella, «è indispensabile e urgente mettere in sicurezza questo andamento, a partire dalle riforme, attraverso una decisa azione di sistema». Per «azione di sistema» certamente il presidente della Repubblica intende il lavoro diplomatico degli ambasciatori all’estero. Ma tutto parte, è implicito, dalla stabilità del quadro istituzionale e politico interno. Il primo test di maturità è la manovra. Il secondo, parallelo, è la legge elettorale. Sul primo fronte Gentiloni e Padoan mostrano un ottimismo crescente. Il Pil più alto del previsto, come impatto immediato, fa scendere i soldi che servono a disattivare le ormai famose ‘clausole di salvaguardia’, quell’aumento delle aliquote Iva che da anni l’Italia si porta dietro come ‘garanzia’ nel caso non si riescano a raggiungere gli obiettivi di controllo del deficit. Se il Paese cresce qualche decimo più del previsto, scongiurare l’incremento dal 21 al 23 per cento dell’imposta sui consumi avrà un costo meno salato di circa 2 miliardi.

Se quindi prima il governo aveva intenzione di investire circa 3 miliardi in un’unica misura pro-crescita, ora lo stanziamento sale a 5. La scelta dell’esecutivo è infatti chiara da tempo: una legge di stabilità snella, asciutta, con il deficit intorno all’1,7 per cento grazie alla nuova flessibilità Ue, con la disattivazione delle clausole Iva e un unico intervento, un crack, per agganciarela ripresa. Il tutto accompagnato da un iter blindato, che parte dal Senato, dall’Aula più calda, e si chiude alla Camera in tempi inferiori a quelli consueti. Aumentando la dote disponibile per il crack, potrebbe subire una mutazione anche la strategia di Gentiloni e Padoan. Se fino a ieri era dato per assodato che l’intervento pro-crescita sarebbe stata una decontribuzione e strutturale delle assunzioni degli under 25, oggi si sta prendendo in considerazione anche una seconda ipotesi. La cifra, 5 miliardi, si presta infatti anche al primo atteso intervento fiscale a favore delle famiglie, l’introduzione di quel ‘fattore famiglia’ di cui le associazioni parlano da anni. Si potrebbe iniziare con i nuclei numerosi e, attraverso un piano pluriennale, arrivare ad una misura universale.

La novità è che il governo ci sta pensando seriamente. Che Gentiloni sta leggendo con interesse le proposte che gli sono state inviate dal Forum delle associazioni familiari. Renzi, poi, che voleva lanciare la sua proposta contro l’inverno demografico in campagna elettorale, si starebbe convincendo ad anticipare i tempi, a presentarsi al voto con misure già adottate. Anche i senatori dem sono al corrente di quest’ultimo dubbio dell’esecutivo: lavoro giovanile o famiglia. Difficile fare previsioni adesso ed è alta l’attenzione di Palazzo Chigi perché non si scateni sin d’ora una «guerra tra poveri» su due misure di grande urgenza.

 

Fonte: avvenire.it  di Marco Iasevoli