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ANFN incontra Franca Biondelli sottosegretario con delega alla famiglia

ANFN incontra Franca Biondelli sottosegretario con delega alla famiglia

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Si è svolto oggi l’incontro fra il sottosegretario con delega alla famiglia on. Franca Biondelli accompagnata da Hassan Pagano del PD e la delegazione di ANFN composta dal presidente Giuseppe Butturini, dal delegato per la provincia di Novara Marco Invernizzi, Carlo Dionedi che segue per l’associazione INPS e rapporti con i sindacati e Alessandro Soprana responsabile dei contatti politici. Era presente l’on. Mario Sberna, fondatore ed ex presidente di ANFN. Al sottosegretario sono state esposte le difficoltà delle famiglie con figli in particolare se numerose con proposte su sei temi.
1) Dare la giusta importanza alla delega alla famiglia con facoltà, oltre che propositiva, di valutazione preventiva degli interventi che incidono economicamente sulla famiglia (VIF: verifica impatto familiare). Si è fatto l’esempio del bonus di 80 euro che ha creato gravi disparità economiche. È stato, infatti, calcolato sul reddito senza tenere in alcun conto i carichi famigliari.
2) revisione fiscale; la tassazione in essere tiene conto marginalmente dei carichi famigliari penalizzando le famiglie con figli. Si propone l’introduzione di una quota di reddito non tassabile.
3) La riforma dell’ISEE ha introdotto nuovi criteri nel calcolo del patrimonio, ma non ha toccato la scala di equivalenza dell’ISEE se non marginalmente. Come già disse Ermanno Gorrieri nel suo libro “Parti eguali fra diseguali”, la scala di equivalenza dell’ISEE è particolarmente gravosa nei confronti delle famiglie numerose. E’ indispensabileuna modifica della Tabella relativa al nuovo ISEE inserendo una maggiorazione significativa per ogni figlio a carico: solo così i figli potranno essere considerati per quel che sono, persone, risorse per l’intero corpo sociale;
4) Appare urgente rivedere la soglia di reddito che definisce un figlio fiscalmente a carico, ferma da troppi anni (1986!) al valore di € 2.842,50. E’ necessario innalzare immediatamente tale soglia almeno a quella di povertà relativa stabilità dall’ISTAT (circa € 594/mese/persona nel 2012). Ciò consentirebbe, peraltro, di ridurre il lavoro nero giovanile, fenomeno evidentemente sostenuto da una soglia ferma ad oltre 30 anni fa. In tal modo la misura si coprirebbe da sola.
5) aumento degli assegni famigliari dando valori più reali e l’estensione a tutti i dipendenti che li pagano togliendo la regola del 70-30 che fa si che i coniugati con lavoratori autonomi non prendano gli assegni mentre i conviventi si. Basti un dato: il rapporto tra prestazioni dell’Inps per gli assegni familiari e ammontare del PIL è passato dal 15,03% nel 1975 al 3% del 1994”. Nel 2012, tale rapporto è sceso allo 0,3% (zerovirgolatrepercento!) del PIL.
6) La riforma del sistema pensionistico ha elevato l’età per l’accesso alla pensione anche alle lavoratrici.
Tuttavia sarebbe profondamente iniquo e socialmente dannoso trattare allo stesso modo donne che non hanno avuto figli e donne che ne hanno avuti. La madre lavoratrice – specie se ha di più di un figlio – per dedicarsi alla cura della famiglia spesso deve rinunciare alla carriera, rimanendo quindi ai livelli più bassi di retribuzione; come altrettante volte è obbligata a ricorrere al part-time, con la conseguente decurtazione di stipendio e contributi previdenziali, o ad abbandonare il lavoro. Queste sono le vere pari opportunità che occorre perseguire. Concretamente, oltre a serie politiche di armonizzazione tra lavoro e cura della famiglia, per ristabilire giustizia e dare dignità alla lavoratrici madri, occorre attribuire almeno tre anni di contributi figurativi per ogni figlio naturale o adottato. Si tratta di un provvedimento che sui conti pubblici impatta relativamente e soprattutto viene diluito nei prossimi decenni, pur mantenendo effetti immediati sulla vita delle donne, le quali vedranno riconosciuto il valore della maternità e dei sacrifici e delle rinunce che hanno dovuto affrontare. E’ inoltre un provvedimento che può essere attuato gradualmente, a partire da un certo numero di figli (per esempio 8, sono 557 famiglie di cui non tutte potrebbero essere interessate) e decrescendo ogni anno di uno per arrivare a regime.

Ci sarebbero altre questioni da mettere sul tavolo, ma per non scrivere libri dei sogni ci limitiamo a queste priorità. Quel che è certo è che l’Italia, quanto a vere politiche familiari, è quasi all’anno zero. Molto lavoro attende il Governo in questa direzione e ci auguriamo che i problemi che abbiamo prospettato trovino almeno la stessa urgenza che sembra esserci per il riconoscimento delle unioni civili. Allo stesso, modo, ci auguriamo che il Governo voglia aumentare significativamente l’investimento finanziario, in modo graduale, ma con l’obiettivo di arrivare entro il 2018 almeno al 2,5% del PIL.
Nei recenti provvedimenti si è visto che, quando si vogliono trovare le risorse, si trovano. Le dichiarazioni del Presidente Renzi e del Sottosegretario Del Rio ci fanno essere ottimisti. Ma per ora si tratta, appunto, solo di dichiarazioni. Chiediamo pertanto di iniziare un dialogo proficuo, in cui poter interloquire agevolmente e periodicamente con il Dipartimento per la Famiglia per giungere a provvedimenti utili alle nostre famiglie e quindi a tutta la collettività.

Novara, 30-06-2014
Alessandro Soprana

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