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A PROPOSITO DELLA ‘CIRINNA’: DALLA PRIMA VERSIONE ALLA SUA FOTOCOPIA,...

A PROPOSITO DELLA ‘CIRINNA’: DALLA PRIMA VERSIONE ALLA SUA FOTOCOPIA, NOI RAGIONIANO E SIAMO SERENI.

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E’ avvenuto lo spostamento del Ddl Cirinnà dalla Commissione Giustizia del Senato all’aula del Senato, riscrivendo solo apparentemente il disegno di legge. Qualche ragione ci sarà, ma l’uso della forza in una materia così seria e divisiva nel nostro paese non porta da nessuna parte, se non alla perdita di eventuali ragioni, se non ad accrescere le contrapposizioni e a rendere più comprensibili e necessari la raccolta di firme in corso contro il disegno di legge o un nuovo evento pubblico; fatti più che legittimi e sacrosanti, ma sulla cui opportunità ed efficacia già ci sono diversità di pareri.
E’ indubbio che una diversità di pareri c’è nel paese e nello stesso mondo dell’associazionismo familiare. Una diversità che rasenta la divisione. Un esempio: c’è chi crede nella emendabilità del Ddl con l’esclusione da esso di ogni riferimento a quanto il codice di diritto civile attribuisce al matrimonio, rimandando invece il testo all’art. 2 della Costituzione; c’è chi lo ritiene inemendabile perché metterebbe sullo stesso piano le ‘Unioni civili’ con il matrimonio. Senza dimenticare che difficilmente i suoi proponenti accetterebbero lo stravolgimento della proposta, la cui ragion d’essere resta l’assimilazione delle Unioni al matrimonio.
Che dire? Certamente lo Stato ha il diritto di fare leggi e nessuna società sarà mai come noi la vorremmo.
Certamente nessuna legge sarà perfetta, anche le leggi civili non sempre corrispondono alla legge naturale, come già scriveva nel 535 il ‘Digesto’ dell’imperatore Giustiniano, affermando che il “diritto civile non si allontana mai del tutto dal diritto naturale o delle genti, ma neppure obbedisce ad esso in ogni aspetto”.
Certamente non si può negare il diritto di due persone anche dello stesso sesso di unirsi per tutta la vita, ma resta ancor più certo che non si può mettere sullo stesso piano il matrimonio e la famiglia costituzionale o la famiglia simpliciter con le Unioni civili o con altri tipi di unione. Don Milani scriveva che “Non c’è nulla di più ingiusto quanto fare parti uguali fra realtà diseguali”. Certamente o con la attuale maggioranza di governo perché si trova un accordo o con altre alleanze spurie il disegno di legge diventerà legge, a meno di qualche fatto imprevisto, da non escludere.
Che fare? Per esperienza si sa che la raccolta di firme come un nuovo evento sono più una testimonianza che una reale possibilità di bloccare la legge. Ma é altrettanto vero che oggi la verità e la testimonianza restano necessarie, come non si può dimenticare che la raccolta di firme e l’evento allargano sia il coinvolgimento di altre persone che la consapevolezza del problema. Non è poi detto che gli emendamenti al disegno di legge siano inefficaci; se recepiti renderebbero più difficile l’applicazione della legge. Che fare? Raccolta di firme e nuovo evento sono buoni, senza però essere sicuri; mentre restano necessarie la pace e l’unione delle realtà sociali, civili e religiose.
Perché allora non pensare ad altre strade? Perché non ricominciare daccapo, guardando seriamente in faccia alla nostra realtà italiana e alla forza potenzialmente unificante o divisiva della cosa, alla sua delicatezza e gravità, e così cercare una strada comune e punti di intesa, lontani da ogni ideologizzazione, perché fondati sul rispetto di tutti e sulla convivenza pacifica? Un’ultima strada potrebbe essere un invito forte ai senatori a lasciarsi prendere dal dubbio sulle proprie certezze o opportunità. Un invito ragionevole e fondato perché la posta in gioco prima di essere ‘politica’ è umana, è morale. Un ambito in cui la libertà di coscienza viene prima dell’obbedienza al politicamente corretto o al partito. Una strada già in parte aperta. Perché non aprirla a tutto il Ddll ?
Dubbi e domande, infatti, non mancano. Il primo: nel portare in aula il Ddl Cirinnà e nell’affrettarne l’approvazione non se ne fa una questione di principio più che una strada per risolvere un problema ? Un voler vincere a tutti i costi ? Basterebbe solo un po’ di saggia prudenza. Secondo: chi colpiscono le pesanti e continue e diffuse discriminazioni se non le famiglie con figli e altri carichi famigliari? realtà senza potere ma cariche di vita. Dove allora le priorità? La terza: dove si giocano il domani del paese, la sua coesione, la sua bellezza, il suo sviluppo e i cardini della solidarietà, della forza, della reciproca fiducia e della sobrietà? Ancora: ma perché togliere a tanti bambini il diritto e la gioia di potere chiamare: mamma, papà? Infine perché non capire i motivi di chi ritiene che l’attuale disegno di legge non solo stravolge la realtà del matrimonio e di ogni tipo di famiglia ‘naturale’, mettendo a rischio la stessa struttura della società, ma apre la strada alla mercificazione della donna e del bambino.?
Questa l’esperienza e il pensiero di mamme e papà di tante famiglie numerose: felici di esserlo e certi che le famiglie di mamma, papà con figli sono belle e ci saranno sempre. Una certezza e una felicità che, se talvolta sono fragili, spingono sempre al rispetto, all’accoglienza per ogni persona, per ogni situazione, al dialogo. Per questo siamo sereni, perché la famiglia c’è e resiste, anche quella numerosa e questa in particolare.

Giuseppe e Raffaella Butturini

Presidente

Pubblicata da Avvenire il 20 ottobre con il commento del direttore Marco Tarquinio.

“Una lezione di passione e lucidità dai due presidenti delle famiglie numerose italiane. Le priorità in materia familiare non possono restare rovesciate e il ddl Cirinnà o cambia o farà molto male”