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15 PROPOSTE PER FERMARE L’INVERNO

15 PROPOSTE PER FERMARE L’INVERNO

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Dopo le 10 iniquità che colpiscono le famiglie numerose, ANFN rilancia pubblicando 15 proposte per invertire la tendenza e rilanciare la Vita nel nostro Paese. Dal fisco alla scuola, dai nidi alle tariffe, l’Associazione dà soluzioni concrete e fattibili, figlie dell’esperienza e del bisogno, perché in Italia tornino a nascere i bambini, siiprenda la starda del futuro, l’indice di natalità si alzi al 2%, soglia del ricambio generazionale e dell’equilibrio demografico. 15×2 = 2015 non é una formula matematica ma un desiderio e una speranza da raggiungere entro 6 anni.

Perché aprirsi alla vita? A questa domanda molte coppie risponderebbero citando i propri valori di fondo, spesso frutto di una fede religiosa intensa: più che le parole qui contano le testimonianze di vita delle stesse famiglie che credono in questi valori. La vita è un dono e il dono va accolto.
Altri ancora, più attenti al benessere di coppia, risponderebbero che una famiglia nasce proprio per essere allietata dalla nascita di un bimbo. E’ sempre stato così: un uomo e una donna si cercano, si amano, si completano con la nascita del figlio. Cosa c’è di più bello e dolce?
Altri, più pragmatici, potrebbero rispondere che senza figli non c’è futuro e che una nazione incapace di rigenerarsi è destinata a morire. Documenti scientifici e statistici ci illustrano in maniera chiara e inequivocabile l’inverno demografico che ha colpito l’Italia. Ciò comporta e sempre più comporterà pesanti conseguenze dal punto di vista economico, sociale e culturale: progressiva riduzione del prodotto interno lordo, perdita di creatività e competitività, insostenibilità dei sistemi previdenziale e sanitario. Nonostante l’apporto dei flussi migratori la diminuzione della popolazione e il suo costante invecchiamento, porteranno l’Italia nel baratro.
Entro il 2017 gli over 65 saranno più degli under 14. Entro il 2050 ci sarà un solo lavoratore attivo, sul quale graveranno per intero gli oneri della sua pensione e della sanità, a fronte di quattro pensionati. E’ la fine del welfare state.
Perché aprirsi alla vita? Non importa quale sia la risposta: tutti – indubbiamente – concordano sul fatto che oggi in Italia i tributi, i dazi, gli oneri, i pesi imposti dal sistema fiscale sono tali da scoraggiare l’apertura alla vita. Di più: tali da punirla. Questo documento vuole porre la questione dell’ingiustizia e dell’iniquità verso le famiglie e del conseguente suicidio demografico. E vuole proporre soluzioni concrete, fattibili, giuste.

E’ evidente che la riforma per la crescita economica e demografica debba passare necessariamente attraverso l’incremento delle risorse a disposizione delle famiglie: le imprese o le banche possono produrre beni, servizi, finanziamenti ma senza il consumo delle famiglie e senza il loro lavoro, tutto ciò è inutile. L’Italia è in assoluto agli ultimissimi posti in Europa come percentuale di spesa pubblica destinata alle famiglie; di conseguenza siamo in assoluto agli ultimissimi posti per indice di natalità (solo 1,3 figli/donna, mentre per la sola rigenerazione della società sarebbero necessari due figli ogni donna). Meno si investe sulla famiglia, più si avvicina il baratro.

Gli interventi dovranno quindi sostenere la famiglia in ciascuna delle tre fasi che la caratterizza:

1) nascita della famiglia: oggi ci si sposa sempre meno, e in età sempre più avanzata. Questo a causa principalmente della precarietà del posto del lavoro dei giovani, che quindi non possono contare su una ragionevole certezza economica delle proprie entrate; inoltre per la difficoltà nel trovare una casa (in acquisto o in affitto) a prezzi contenuti;

2) nascita del primo figlio: un bimbo diminuisce del 30% il reddito disponibile per la coppia. Per non parlare della problematica – soprattutto femminile – relativa alla conciliazione dei tempi di lavoro con quelli della famiglia e all’assenza di adeguati servizi che consentano di poter continuare, desiderandolo, la propria attività lavorativa;

3) nascita di ulteriori figli: alle problematiche precedentemente descritte, si aggiungono in maniera ancora più significativa quelle economiche (crescenti al crescere del numero dei figli). Un figlio, dalla nascita alla laurea, costa fino a 300.000 euro. L’insufficiente destinazione di risorse di risorse dallo Stato alle famiglie, fa sì che per ogni figlio la coppia debba sostenere una tassa sulla procreazione, derivante dall’inevitabile perdita del potere di acquisto non adeguatamente riconosciuto a livello fiscale e tariffario.

Riuscire ad incidere positivamente in queste tre fasi, attraverso le nostre 15 proposte, può permettere il raggiungimento dell’obiettivo auspicato: un indice di fertilità pari a 2 figli per donna entro il 2015. Le nostre 15 proposte consentono infatti:

– di eliminare le iniquità che le famiglie, in particolare quelle numerose, subiscono per effetto di scelte politiche che privilegiano il singolo, anziché i nuclei con figli;
– di invertire il trend di crescita delle famiglie che vivono al di sotto della soglia di povertà relativa indicata dall’Istat, e che vede il triste primato (27,1%) delle famiglie con 3 e più figli minori;
– di riconoscere il ruolo di sussidiarietà della famiglia quale luogo di cura, educazione ed assistenza non solo per i figli ma anche per gli anziani, i diversamente abili, i non autosufficienti. Anche per lo Stato è molto meno oneroso ed efficace mettere a disposizione fondi per le famiglie, piuttosto che per strutture adibite a svolgere compiti di mera assistenza;

E’ necessario partire, e partire al più presto, nonostante il periodo di difficoltà economica che vive il Paese. Siamo coscienti di questa difficoltà e proprio per questo proponiamo una gerarchia delle priorità che permetta di iniziare con chi soffre di più, cioè le famiglie numerose – sempre più poche, sempre più povere – per poi estendersi a tutto l’universo “famiglia”. Non si tratta di privilegiare le nostre famiglie, quanto piuttosto di introdurre un nuovo sistema con gradualità, proprio per le difficoltà economiche immediate che produrrebbe un inizio generalizzato. Sperimentare queste politiche partendo inizialmente da un nucleo ristretto di famiglie, che sono poi quelle che più ne hanno bisogno, consente di verificare cammin facendo la bontà delle iniziative e modificarle o accrescerle ove necessario.

E’ un progetto che invita la politica italiana a fare un salto di qualità: quando guarda l’orologio della nostra società, deve prestare attenzione non soltanto ai secondi (ossia agli agli interventi di breve e brevissimo termine), ma anche ai minuti e alle ore (medio e lungo termine). Come fa un buon padre di famiglia.

In allegato il documento con la sintesi delle 15 proposte

Scarica allegati:
15×2.0=2015.pdf